Descrizione
Porte a due battenti: quella centrale presenta con due fasce esterne di busti di Santi entro nicchie (fascia superiore e inferiore) e due lunghe formelle centrali coronate da baldacchino tricuspidato con cupoletta; quella sinistra quattro formelle minori inserite in quadrilobi inclusi in un cerchio con cornice quadrata, due ai lati superiori e due a quelli inferiori, e due formelle allungate centrali coronate da un tabernacolo a cuspide, e infine, quella destra è caratterizzata da quattro formelle minori inserite in quadrilobi, due ai lati superiori e due a quelli inferiori, e due formelle rettangolari centrali inquadrate in un tabernacolo cuspidato con pinnacoli e arco ogivale.
Il tema della porta centrale è “Maria glorificata da Dio”, i bassorilievi centrali rappresentano “L’Immacolata Concezione” e “l’Incoronazione della Vergine” circondati da angeli e cherubini, sotto sono presenti gruppi di angeli musicanti; il tema di quella di sinistra è “La Vergine e le Virtù di Maria” con la "Presentazione al Tempio" e lo "Sposalizio della Vergine", in quelle superiori e inferiori “Le quattro virtù”(Fede, Carità, Temperanza e Fortezza) e quella di destra raffigura "L'Alfa e l'Omega della vita di Maria" con la "Nascita della Vergine" e "L'Assunzione" nelle formelle in alto, "Il Riposo in Egitto" e "L'Annunciazione" in quelle in basso e "La cacciata di Adamo e Eva" e “la Visitazione" e nelle formelle centrali.
Notizie storico critiche
Il 4 ottobre del 1885 il Ministero dei lavori pubblici invitava la Deputazione promotrice dell’Opera del Duomo a interessarsi per la realizzazione delle porte in bronzo per la facciata della cattedrale di S. Maria del Fiore, autorizzando una sottoscrizione pubblica. Dopo alcuni studi preliminari del Comitato esecutivo, si decise di bandire un concorso per le tre porte facendone coincidere il termine con il completamento della facciata. Tale concorso venne bandito l’11 gennaio del 1886 e richiedeva tre progetti in chiaroscuro e un modello di una zona figurata, al naturale, siglati da un motto. Il premio fu fissato in 4000 lire per la porta centrale e di 3000 lire per le altre due laterali, mentre non vennero indicati i soggetti, da correlarsi però al culto della Vergine. La commissione giudicante venne composta dal pittore Pietro Mussini, dagli scultori Giuseppe Bertini, Enrico Pazzi, Salvino Salvini, Tito Sarrocchi, Francesco Morini (intagliatore), dagli architetti Camillo Boito e Luigi Del Moro, e da Cesare Guasti. Il 16 giugno dello stesso anno, la commissione scelse all’unanimità solo un progetto per la porta centrale, suggerendovi delle modifiche, e nessuno per quelle laterali e l’interesse si accentrò sul vincitore, col motto “Santa Maria del Fiore”, che risultava essere Augusto Passaglia. L’altro progetto preso in considerazione, di Amos e del figlio Giuseppe Cassioli, col motto “Giotto”, fu giudicato ottimo nel disegno ma insufficiente nella parte scultorea e nelle fasce laterali (rapporto alla Deputazione promotrice della commissione, 1887). Del progetto del Passaglia si lodò l’originalità, ma fu criticata l’eccessiva sporgenza dei rilievi, che si consigliò di diminuire rimpicciolendo le cupolette e altri particolari, nonché la ripetizione di motivi già presenti in facciata come l’Assunzione. Il 12 giugno 1888, dopo aver modificato il progetto secondo le critiche della giuria, egli ricevette l’incarico ufficiale della modellatura della porta maggiore, da compiersi in tre anni. Nel giugno del 1887 Del Moro presentava il programma per un nuovo concorso per le porte minori, e si stabilì che“le linee fondamentali dovessero essere identiche in ambedue le porte”, scegliendo, quindi, un unico autore. Nel giugno dell’anno successivo si confermò la stessa commissione per il secondo concorso, ma per la morte di Luigi Mussini si proposero vari artisti, e fu nominato Niccolò Barabino, di Genova. Solo tre furono i partecipanti al concorso, e dal 14 ottobre al 18 novembre, le loro opere furono esposte nell’ex refettorio di Santa Croce: si trattava dei Cassioli, col motto “Giotto”, di Passaglia, col motto “S. Maria del Fiore”e, secondo Franceschini, del Trentanove, col motto “Amore”. Il 13 dicembre 1888 la commissione valutò le porte e decise di premiare due disegni diversi, quello del Passagia (per la “semplice e bella disposizione delle masse generali”) pur suggerendo alcune modifiche, e quello dei Cassioli (“bella la intelaiatura della porta, bella la ornamentazione della fasce”), ritenendoli entrambi degni di esecuzione, in deroga alle clausole del concorso che prevedevano un unico vincitore (Rapporto alla Deputazione Promotrice, 1888). I disegni finali furono presentati da Del Moro nel luglio del 1889. L’esecuzione dei modelli fu piuttosto lenta. Il Passaglia si dedicò alla porta minore sinistra, prima di quella maggiore, ma solo nel settembre del 1893 stipulò il contratto con i fratelli Galli per la fusione. Per quanto concerne la porta laterale destra, Giuseppe Cassioli, a causa della morte del padre Amos, dei dissesti finanziari e delle continue modifiche del progetto, riuscì a completarlo solo alla fine del 1894. Si occupò lui stesso della fusione dell’opera. Agli inizi del 1896 risultava pronta per l’esecuzione la porta del Cassioli mentre era quasi ultimata quella minore del Passaglia. Il 4 aprile 1897, senza alcuna solennità venne scoperta la porta laterale del Passaglia, consegnata ufficialmente il giorno precedente dalla Deputazione Promotrice all’Opera del Duomo (cfr. La Nazione A. XXXIX, n. 94, 4 aprile 1897) con atto del notaro Emanuele Tafani. Il pubblico accorse numeroso ma, confrontando le porte con quelle del Battistero le battezzò ironicamente “Porte del Purgatorio”. La porta del Cassioli fu ultimata solo nell’aprile del 1898, dopo un precedente pignoramento di parte del modello e delle cere e risoluzione del contratto, grazie all’intervento di garanti. Nel marzo del 1901 il Passaglia consegnò il progetto della porta maggiore ai fratelli Galli, i quali terminarono la fusione nel luglio del 1902, e a fine anno si deliberò un’inaugurazione solenne. Collocata il 4 marzo 1903, il 13 maggio venne solennemente scoperta alla presenza del re Vittorio Emanuele III, della regina, dell’arcivescovo Alfonso Mistrangelo, di autorità ecclesiastiche e civili, e lodata soprattutto per la fusione a getti interi in tre sole parti.