Descrizione
Il disegno, inchiostro e acquerello grigio-verde su carta, consiste in un progetto per la facciata di Santa Maria del Fiore; nella tavola sono rappresentati il prospetto e, in basso, la pianta del profilo murario. La composizione prevede un coronamento di tipo basilicale: la nave maggiore è conclusa da uno pseudo-timpano, con un piccolo attico arretrato in serpentino; al centro del timpano, entro cornici bicrome a dentelli e ovoli, vi è un rilievo composto da un medaglione quadrilobo e figure angeliche. Le navi minori sono coronate da ballatoi orizzontali su archetti pensili trilobati, che si snodano intorno ai contrafforti laterali e mediani, e si interrompono sulla navata centrale, ove si inseriscono una fascia a intarsi e la riquadratura a rilievi del rosone. Sopra i ballatoi, con l'interposizione di un basamento in marmo bianco, si elevano due velette triangolari intarsiate. Queste ultime sono coperte da ritagli di carta sollevabili. I contrafforti esterni della facciata sono conclusi con due statue leonine raffiguranti il "marzocco". Sotto il ballatoio corre una fascia di tredici nicchie trilobate contenenti statue e intervallate da specchiature in serpentino. Nei quattro contrafforti, ripartiti in ordini di monofore cieche accoppiate, si aprono alla base altrettante edicole ove trovano posto statue di santi. Le porte sono lunettate e cuspidate; la cuspide della porta maggiore, a intarsi bicromi, reca al centro un medaglione quadrilobo e figure angeliche a rilievo; è coronata da un tabernacolo e da angeli sopra i due stipiti; le cuspidi delle porte presentano rilievi e culminano anch'esse con tabernacoli.
Notizie storico critiche
Questo progetto venne presentato da Giuseppe Michelacci al terzo concorso per la facciata del duomo di Firenze nel 1866, distinto dal motto Colui ch'attende là per qui mi mena. L'elaborato, fin dalle prime sedute della commissione giudicatrice, fu annoverato fra quelli «esclusi da ogni esame perché fuori dalle ragioni dell'arte» (COZZI M., in CRESTI C., COZZI M., CARAPELLI G., 1987, p. 142). Furono criticati i contrafforti smussati, la monotonia degli intarsi, la porta maggiore e l'inquadratura dell'occhio centrale (CERRTELLI C., in AA.VV., 1987, pp. 186-187). Michelacci, che già aveva pubblicato una serie di riflessioni sul progetto di Niccolò Matas per la facciata di Santa Maria del Fiore nel 1843, partecipò al secondo concorso nel 1864, presentando un primo progetto con lo stesso motto; Questo disegno, elaborato per il terzo concorso, sarebbe derivato dal precedente con alcune minime varianti (CERRETELLI C., ivi, p. 186). Il disegno, eseguito dall'allievo Luigi Bellincioni, venne donato all'Opera del Duomo dal figlio dell'architetto, Augusto Michelacci, nel 1883.