Descrizione
Il disegno, in buono stato di conservazione, è eseguito a china e china diluita su carta, e rappresenta un progetto per la facciata di Santa Maria del Fiore in scala 1:50. Il prospetto prevede una composizione di tipo tricuspidale, nella quale sono mescolati elementi architettonici di derivazioni estremamente diverse: i portali sono di ascendenza moresca; il motivo classico della quadriga con il Sol Invictus nell’occhio centrale è affiancato da decorazioni ispirate al ferro battuto, e da paraste e cuspidi che ricordano le tappezzerie tardo ottocentesche; i pinnacoli sembrano ispirati al gotico settentrionale (Friburgo, Milano); le navate laterali mostrano uno scorcio prospettico di carattere gotico. Il disegno presenta varianti asportabili applicate sulla porta centrale e sulla navata maggiore; anche la porta laterale destra è sollevabile, ma al di sotto non c’è alcun disegno. La variante sopra la porta centrale prevede invece una enorme scalinata – pensata come reale e non come simulazione prospettica – che porta verso l’immagine del Cristo – Sole.
(CERRETELLI C., in AA.VV., 1987, p.142, n. 27).
Notizie storico critiche
Il progetto, presentato nel 1862 dall’«archeologo Buscone» o Ruscone di Milano al primo concorso per la facciata di Santa Maria del Fiore e contraddistinto dal motto «L’orbo», è uno degli elaborati che la commissione esclude a priori dall’esame per la mancanza di ogni pregio, e tra i quattro progetti dichiarati «in particolar modo fuori d’ogni ragione»(BRP, Carte Guasti, n.171, c.94): esso manca infatti di ogni logica strutturale, e sembra una sorta di “manifesto” dell’eclettismo ottocentesco nel senso più negativo.
L’autore del progetto coglie l’occasione del concorso, senza speranza di successo nella prova – anzi, riconoscendo la propria scarsa abilità artistica - per denunciare la sua difficile situazione: gravemente ferito durante la prima guerra d’indipendenza del 1848, egli aveva perso l’impiego e una discreta fortuna, e non aveva ottenuto nulla da Vittorio Emanuele II nonostante le ripetute richiesta. (CERRETELLI C., in AA.VV., 1987, p.142, n. 27).