Descrizione
La statuetta rappresenta una donna giovane e aggraziata, che sorregge con la mano destra la palma, simbolo del martirio, e con la sinistra trattiene un lembo del manto che le copre le spalle ed é fermato sul petto; la testa é coperta da un copricapo decorato, l'espressione del volto é serena e pacata. Tutta la figura ha un delicato ancheggiamento gotico accentuato dalle pieghe delle vesti.
Notizie storico critiche
La statuetta (Becherucci, 1969, pp.232-233), che rappresenta Santa Reparata, è considerata insieme ad una statuetta di simili dimensioni raffigurante il Cristo Redentore, di Andrea Pisano, sebbene con ogni probabilità non fossero state concepite come coppia nella loro originaria collocazione. Entrambe furono realizzate lavorando le teste in blocchi separati dai corpi e successivamente collocate sopra di essi, procedimento di lavorazione molto frequente nel Trecento. Toesca (1950, p.29), che notò per prima questa lavorazione, pensò ad un complesso originario di tre figure, notando la frontalità del Redentore, mentre la Santa guarda verso destra; tali elementi non sono stati ancora confermati. Inoltre, un loro diverso antico posizionamento è dimostrato dal diverso livello di finitura che le due statue presentano sul retro: mentre la statua del Redentore, risulta rifinita anche a tergo, la figura della Santa solo sul davanti, il tergo è ruvido. Questo fa pensare che la statuetta del Redentore fosse isolata mentre quella di Santa Reparata da porre di fronte ad una parete. Cronologicamente, entrambe le sculture vengono poste negli anni in cui Andrea iniziò a lavorare al ciclo delle formelle per il Campanile e risalgono dunque al periodo in cui l’artista, dopo la morte di Giotto (1337), assunse l’incarico di capomastro della Cattedrale. In ogni caso, le due opere sono sempre state considerate insieme per le affinità tecniche e stilistiche. Figurano nel primo elenco di opere destinate al Museo dell’Opera in data 10 settembre 1885: il Redentore come di scuola dei Pisani, la Santa come opera di Niccolò d’Arezzo, probabilmente per un errore di un documento del 1396 che riferiva di un pagamento a lui di una figura di Cristo. La maggior parte della critica ha generalmente riconosciuto la diretta esecuzione di Andrea, con poche eccezioni: tra queste Anita Fiderer Moskowitz (1986, pp. 56-57) che ha ritenuto debole e rigida la fattura di alcune parti della scultura, riferendola alla bottega del maestro ed eseguita da un suo allievo, capace di imitarne lo stile. Anche lo Schmarsow (1897, p.25) attribuì l’opera ad Andrea Pisano dimostrando affinità di stile con altre figure della porta di San Giovanni, ipotesi confermata da tutta la critica successiva ad eccezione del Venturi e del Bode. Infatti, l’andamento quasi calligrafico delle pieghe del vestito, che scendono a volute, si ritrovano nelle figure delle formelle ideate da Andrea per la prima porta del Battistero, e in particolare in quella che illustra la Visita dei discepoli, dove i personaggi che si recano alla prigione del Battista, avvolti nei loro ampi manti, possono essere un interessante raffronto stilistico e un utile supporto per la datazione della scultura, negli anni in cui Andrea si avviava al superamento del linearismo gotico a favore di una più accentuata plasticità. Toesca (1950, pp.39-40) invece le pose tra la porta e gli esagoni della facciata Ovest de Campanile, riferiti al primo periodo del lavoro di Andrea Pisano durato fino al 1343.
L'opera é stata esposta presso la mostra "La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460", Palazzo Strozzi, dal 23 marzo all'8 agosto 2013 e al Museo del Louvre dal 26 settembre 2013 al 6 gennaio 2014.
Relazione iconografico religiosa
Reparata, santa palestinese di Cesarea, godette di un culto particolare a Firenze sin dal V secolo, tanto che a Lei fu intitolata la prima Cattedrale fiorentina, che conservò questo nome fino a quando l’antica chiesa non venne sostituita dalla nuova Cattedrale arnolfiana, poi dedicata a Santa Maria del Fiore. Secondo la leggenda, l'edificio fu dedicato alla Santa dal vescovo Zanobi. A Firenze, infatti, il culto di Santa Reparata é legato alla vittoria dei fiorentini sull'esercito di Radagaiso (re dei Goti , Svevi e Vandali) nel 405 d.C., giorno a Lei dedicato; la Santa sarebbe addirittura apparsa in cielo con il vessillo crociato per proteggere le mura della città. Questa scultura di Andrea Pisano rappresenta quindi una delle figure più intimamente legate alla storia e alla spiritualità fiorentine del tempo: doveva perciò essere posta in origine in un luogo ben visibile della Cattedrale e ad una certa altezza, come indicano sia la sommità del capo, scarsamente rifinito, sia l’inclinazione verso il basso della testa e dello sguardo. Solitamente è rappresentata, come in questa statuetta, con la palma, simbolo del martirio, e spesso con il giglio (che qui non compare), simbolo di Firenze, affidato a Lei invece che a San Zanobi.