Descrizione
San Zanobi è raffigurato in piedi, in abiti vescovili, orante, mentre resuscita un fanciullo, disteso in primo piano di fronte alla madre rivolta verso il santo. Intorno al protagonista sono disposti i diaconi e alcuni astanti; la scena è ambientata sullo sfondo di una strada dell'odierno centro storico di Firenze, riconoscibile in Borgo degli Albizi.
Notizie storico critiche
L'attribuzione al poco noto pittore fiorentino Benedetto Veracini si deve all'interpretazione della descrizione che del dipinto fece padre Giuseppe Richa, successivamente ripresa da Federigo Fantozzi e dalla letteratura successiva: nella chiesa di San Benedetto Richa descrisse come di Veracini una tela raffigurante "S. Benedetto, il quale risuscita un Fanciullo morto da una caduta da alta Fabbrica per malignità del Demonio, che a vista del Santo fugge", scena che sembra riflettere quanto narrato da San Gregorio Magno nella Vita di San Benedetto, facente parte del II libro dei suoi Dialoghi. Nel dipinto oggi sull'altar maggiore della chiesa, tuttavia, non è rappresentato San Benedetto, bensì San Zanobi e, pur ammettendo un improbabile errore di identificazione, nella tela non vi è traccia della presenza del demonio in fuga descritto da padre Richa, presenza non prevista, per altro, nelle descrizioni che dell'episodio miracoloso tramanda la Vita di S. Zanobi di Fra' Clemente Mazza (1475). Per tali considerazioni si può ritenere come fortemente dubitativa l'attribuzione a Veracini, di cui è nota una sola opera certa, della tela oggi in San Benedetto. Il dipinto, inoltre, è una copia del quadro eseguito da Giovanni Bilivert durante il secondo decennio del Seicento per l'amico Giuliano Girolami, esponente dell'eminente famiglia di banchieri fiorentini che affermava di discendere da San Zanobi, e oggi conservato presso la National Gallery di Londra (inv. 1282).
Relazione iconografico religiosa
Il dipinto raffigura un miracolo del vescovo fiorentino Zanobi, vissuto tra IV e V secolo, in cui il Santo resucita un fanciullo affidatogli dalla madre, una nobildonna francese, durante il suo pellegrinaggio a Roma. Secondo la tradizione, il fatto miracoloso avvenne in Borgo degli Albizi, nei pressi della chiesa di San Pier Maggiore, edificio demolito nel 1784, riconoscibile in secondo piano. Il Santo compie il miracolo alla presenza di alcuni diaconi e della madre del fanciullo, raffigurata in ginocchio, in primo piano. Il tema ebbe vasta diffusione a Firenze fin dal Quattrocento soprattutto grazie alla Vita di S. Zanobi che Fra' Clemente Mazza scrisse nel 1475 (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 2545, cc. 33r-48v), testo che verteva in volgare un più antico scritto agiografico dell’umanista aretino Giovanni Tortelli, cui Fra'Clemente aggiunse i propri ricordi personali relativi al rinvenimento e alla traslazione delle reliquie del santo avvenuta il 26 aprile 1439. L'opera godette di enorme fortuna ed è dedicata a Filippo Girolami, esponente dell'illustre famiglia fiorentina che vantava una discendenza dal santo. La Vita fu edita a Firenze da Bartolomeo de’ Libri nel 1487 e nel 1559 riedita nella stessa città, presso i Giunti. in quest'ultima edizione (pp. 16-18) si legge dell'episodio fedelmente riprodotto nel dipinto: "una certa nobile, & generosa donna Franciosa con non piccola comitiva, passò per la città di Firenze per compiere suo viaggio a Roma. Et havendo già sentito la fama & la santità di Zanobi non meno per quella vedere, che per raccomandargli inconservo un suo unico, & diletto figliuolo per lo lungo già fatto viaggio debilitato & stracco é [...] nella custodia del santo, seguitanto suo divoto camino con gran fiducia lassò. Ma [...] in uno medesimo giorno dedicato a gloriosi apostoli Pietro & Paolo: nel quale San Zanobi processionalmente alla chiesa di San Piero Maggiore in quel tempo fuori dalle mura fiorentine posta era andato per fare l'ufficio [...] facendo la donna suo ritorno da Roma, & in quel punto passando il suo figliuolo di questa vita per cagione della debilità, in che l'haveva lassato, intendendo la donna la morte del suo figliuolo essere occorsa nella assenza, & fuori dalla presenza del Santo, o con che grandissime strida non meno della assenza di San Zanobi, che della morte del suo unico figliuolo scapigliata si lamentava con fede grandissima [...]. Et scontrandosi nel santo prorpio in quel luogo dove hoggi nel borgo degli Albizi [...] la madre posò dinanzi ai piedi di Zanobi il suo morto figliuolo [...]. San Zanobi [...] fatto ardente a sodisfar a suoi desideri [...] inverso l'oriente le sante ginocchia in terra pose. Et giunte le palme insieme, & gli occhi al cielo levati, & la mente per lungo spatio fissa in Dio con lachrime di somma devotione il cielo aprire fece, & la rugiadosa gratia di Dio sopra del morto figliuolo piovuta per ambe le mani di terra vivo lo sollevò, & rendello alla consolata madre".