Descrizione
Si tratta di una formella rettangolare con cornice sagomata che rappresenta il soggetto religioso dell'Adorazione dei Re Magi. A sinistra della formella sono figurati i Re Magi, San Giuseppe, il Bambino Gesù e la Madonna, sullo sfondo un'architettura. A sinistra alcuni astanti con abbigliamento all'antica osservano la scena e uno di loro presenta una scimmia sulla testa.
Notizie storico critiche
Questo rilievo fa parte di un gruppo costituito da sei formelle raffiguranti storie della vita di Cristo e da una formella più grande (scomparsa) rappresentante la Madonna con Bambino (cfr. Agostinoni). Questo rilievo riprende puntualmente l'analoga scena realizzata dal Ghiberti nella prima porta bronzea eseguita per il Battistero ovvero la porta nord realizzata tra il 1403 e il 1424. I rilievi furono scoperti dal De Nino, che per primo li pubblicava, ed erano murati nel cortile di casa Patini, a Castel di Sangro. Secondo il Carli questa provenienza, la casa si trova nelle immediate vicinanze della cattedrale, potrebbe avvallare l'ipotesi che i rilievi provengano dalla cattedrale stessa e propone che essi facessero parte della sua decorazione esterna: sarebbero poi andati dispersi dopo il terremoto che colpì la chiesa nel 1456 e durante i rimaneggiamenti settecenteschi. Il Seymour li vede invece, poco verosimilmente, come facenti parte di un pulpito. Il Reymond per primo vi coglieva una ripresa dai modelli preparatori del Ghiberti per la porta nord del Battistero, e li ritenne pertanto di scuola fiorentina. Il Balzano pose un raffronto tra questi rilievi e il paliotto d'argento di Nicola da Guardiagrele eseguito per la cattedrale di Teramo (1433-1448) e li assegnò alla sua scuola. Per il De Nicola il rapporto con l'autore del paliotto di Teramo è costituito soltanto dal fatto che in entrambe i casi la fonte di primaria ispirazione è da individuarsi in modelli ghibertiani preparatori alla porta nord e mai messi in opera. Da ciò si deduce che l'autore dei rilievi possa essere stato un aiuto del Ghiberti, presente ai lavori della porta nord, e poi trasferitosi in Abruzzo oppure un artista locale che si sia servito di disegni portati da Firenze da Nicola da Guardiagrele. In un primo momento, il Venturi, concordando sul legame con i rilievi della porta nord li avvicinava al nome di Nicola di Guardiagrele. Il De Nino notava che i caratteri delle iscrizioni dei rilievi somigliavano a quelli di una lapide collocata sotto il portico meridionale della Cattedrale di Castel di Sangro nella quale si nomina un maestro detto Amico di Bartolomeo e proponeva questo nome. Il Fiocca riprendeva questa proposta, e in ultima analisi anche il Carli l'ha accettata, avanzando tuttavia alcuni dubbi dovuti soprattutto all'innegabile legame dei rilievi con l'esperienza ghibertesca di Nicola da Guardiagrele. L'iconografia del rilievo in oggetto recupera la tradizione occidentale a partire da Giotto ma riprende fedelmente il soggetto e la composizione del rilievo del Ghiberti "Adorazione dei Magi" della porta del Paradiso.
In una carta dell'Opera del 1984 si precisa che i rilievi furono venduti dal pittore Teofilo Patini intorno al 1904 all'antiquario Godefray Brauer e da questi donati allo Stato italiano verso il 1936. Vennero consegnati al Museo verso il 1938-39 e collocati nei depositi. Furono esposti nel mezzanino, nella parete dell'arco della Sala della "Pietà", già della Maddalena, ma non si precisa quando.
Nel marzo 2014 le sei formelle di Castel di Sangro risultano esposte al primo piano del Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze.
Relazione iconografico religiosa
Le raffigurazioni più antiche mostrano i tre personaggi in fila indiana - con in testa un berretto frigio che accrediterebbe la loro provenienza persiana. Nei secoli successivi, fino al XII circa, troviamo i tre Magi intenti a rendere omaggio alla Madonna con il Bambino, spesso assisa in trono. Le varie rappresentazioni ce li mostrano spesso come cortigiani devoti all'Imperatore, quasi delle figure pagane. In Occidente la raffigurazione dei Magi con aureola inizia con il famoso affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel quale il primo re magio, il più anziano, bacia il piede al Bambin Gesù. La scena si svolge sullo sfondo di un impalcatura lignea a capanna. I tre doni consegnati dai tre re simboleggiano rispettivamente la regalità del nascituro (reliquario), la sua santità (corno d'incenso) e il presagio della sua morte (la mirra si usava infatti per profumare i cadaveri). Una simile raffigurazione è presente nel rilievo di Lorenzo Ghiberti (porta del Paradiso) e nel nostro rilievo il quale, recupera la postura del re magio inginocchiato e la struttura architettonica posta sulla destra della composizione che accoglie una figura seduta (presumibilmente la Madonna) ed una appoggiata alla colonna.
Più tardi, i Magi iniziarono ad essere interpretati e raffigurati come le personificazioni delle tre parti del mondo allora conosciuto: Gaspare, quello più anziano, l'Europa, Baldassarre l'Asia e Melchiorre, raffigurato come un giovane uomo di colore, l'Africa. Solo durante il Rinascimento si evidenzia la maestà dei Magi, rappresentati con vesti sontuose e in genere accompagnati da un folto seguito di persone ed animali. Il soggetto dei Magi è ancora popolare durante il Seicento, ma viene quasi abbandonato del tutto nei secolo successivi.