Descrizione
La tavola dipinta con pittura a tempera ha una forma rettangolare con cuspide al centro e sporgente dal bordo. Il colore è caduto in qualche parte soprattutto a causa di spacchi trasversali della tavola: uno nell'aureola del Cristo; uno, il più grave, lungo tutto il dipinto nella parte alta delle figure principali; in basso a destra vi sono altre cadute del colore ma questo nell'insieme è ben conservato.
Sono raffigurati soggetti sacri: S. Caterina d'Alessandria, la Vergine, Cristo, S. Zanobi, un donatore e due donatrici. Al centro della tavola è la Vergine la quale è rappresentata in atto di apparire per tre quarti in una specie di finestra che simula l'effetto del "quadro nel quadro", protende la mano destra oltre il parapetto ad indicare una delle committenti, in abito monacale o vedovile; con la sinistra regge un libro aperto nel quale si legge: "dolcissima vergine Maria da bagnuolo, priegovi che preghiate lui per la sua potezia mi faccia gr. di ciò che mi fa mmestiere". Sotto di lei sono raffigurati un donatore e due donatrici che si presentano inginocchiati in posizione adorante verso la Madonna, mentre nella cuspide è dipinto Cristo benedicente. Tutti i personaggi hanno un abbigliamento all'antica.
I santi sono raffigurati con i loro attributi: alla sinistra della Madonna è S. Caterina d'Alessandria con la ruota; alla destra è S. Zanobi con la mitria, il pastorale e il libro.
La tavola ha un fondo dorato e un pavimento a disegni geometrici; tutto intorno presenta una decorazione a rosette.
Notizie storico critiche
Una traccia per ricostruire la provenienza della tavola è la scritta "bagnuolo" che si legge sul libro della Vergine. Bagnolo, come rileva il Poggi (1904, p. 41) è una borgata vicino all'Impruneta; vi ebbero signoria i Gherardini che fino al 1076 offrirono alla Chiesa di S. Giovanni di Firenze il giuspadronato di S. Martino a Bagnolo. Di questa tavola si può dire solo con certezza che nel 1814 si trovava nel guardaroba del Duomo (Offner, IV, 1934, p. 49),come ricorda anche il Cavalcaselle (II, 1883, p. 28). Il dipinto figura già fra le opere destinate al Museo nel relativo Elenco del 1886, in cui è semplicemente registrato come "del secolo XIV".
Il Cavalcaselle vi notò la mano di Giotto, specialmente nella figura di S. Zanobi, mentre quella della Madonna gli parve vicina a Taddeo Gaddi. Lo Shubring la ritenne opera dell'autore di una parte delle formelle già decoranti gli armadi di Santa Croce (ora alla Galleria dell'Accademia a Firenze,concordemente attribuite a Taddeo Gaddi) che egli riteneva di due maestri diversi. Egli vi vide affinità con Taddeo Gaddi e con Ambrogio Lorenzetti e l'attribuì con qualche riserva a Bernardo Daddi come opera di passaggio fra le sue tavole giovanili degli Uffizi e di Prato e gli altari di Siena, Firenze, Berlino..: avrebbe costituito il "pezzo di mezzo" ricercato per spiegare il colorismo del Daddi attraverso Ambrogio Lorenzetti. Lo Shubring stesso lo attribuì a Taddeo Gaddi,come anche il Poggi. L'attribuzione a Berardo Daddi è comunemente accettata da vari studiosi, come Wehrmann, Khvoshinsky e Salmi, Van Marle, Ciaranfi, Berenson, Toesca, Rossi. L'Offner in un primo momento aveva accettato l'attribuzione a Bernardo Daddi, poi assegna la tavola a un suo stretto seguace, dicendola dipinta nella bottega del Daddi nel 1335. Egli fa qualche osservazione sulla particolare iconografia del dipinto e ne stabilisce la priorità rispetto a quello della Vaticana, da lui recentemente ricompletato con l'identificazione delle figure laterali. Alla mostra giottesca del 1937,il dipinto dell'Opera del Duomo figurava come di "Maniera di Bernardo Daddi" e catalogato come appartenente alla sua scuola. Oggi non viene più avvalorata una classificazione così vaga; al contrario, si tratterebbe di una delle opere più raggiunte del pittore perchè sono ampiamente dimostrate quelle finezze miniaturistiche tipiche del Daddi di quel periodo, ampiamente dimostrate nelle tre figurine dei committenti o nella bellissima soluzione delle mani della Vergine; elementi questi particolarmente evidenti anche nelle sue opere antecedenti, d'impianto più largo, come negli affreschi di Santa Croce.
Relazione iconografico religiosa
Maria è, insieme a Cristo, la figura del Vangelo più frequentemente rappresentata, non solo come tramite primo dell'Incarnazione e quindi della storia della salvezza, ma anche come intermediaria fra l'umanità intera e Dio, quindi nella simbologia che la identifica con la Chiesa, sposa di Cristo. Si sviluppa nel tempo un'iconografia individuale della Vergine, ritratta con il bambino oppure da sola, nella posizione dell'orante, in rapporto con i Santi in un'accezione particolarmente ieratica e solenne che allude all'intangibile fede e al potere della Chiesa. Nel '200 e nel '300 l'azione degli ordini mendicanti trasforma profondamente le immagini sacre, cercando di avvicinare l'iconografia a un pubblico in cui la presenza dei laici diviene sempre più forte. La Vergine solennemente circondata da Santi assumerà valenze anche politiche, in rapporto al potere delle diverse città ad ordinamento comunale.
San Zanobi fu vescovo di Firenze e venerato come santo dalla Chiesa cattolica. L'arte figurativa ha attinto dalle fonti antiche che lo riguardavano per rappresentare il personaggio e la sua storia e nel tempo si è andato consolidando un preciso modello iconografico del Santo, con l'aspetto di un anziano,spesso con la barba, vestito con abiti vescovili, con piviale, mitria e pastorale. Zanobi è quasi sempre raffigurato in gruppo,spesso con la Vergine e i Santi; poche sono le rappresentazioni isolate.
Santa Caterina d'Alessandria viene raffigurata con l'attributo della ruota del suo supplizio, con un libro o la corona sul capo. Tra gli episodi della sua vita si trova la conversione dei filosofi (per cui la santa è considerata patrona della cultura e della sapienza), ma soprattutto il matrimonio mistico: pregando la Vergine, Caterina ne vede l'apparizione e ottiene da Gesù il consenso alle nozze mistiche con lui. I suoi tratti caratterizzanti e il suo messaggio sono chiari, costanti e facilmente comprensibili come aiuto per segnalare la forza e la testimonianza del messaggio cristiano e delle varie forme della cultura cristiana.