Descrizione
Il frammento appare mutilo all'altezza della metà circa del collo. La testa è rappresentata frontalmente, con i capelli divisi da una scriminatura centrale e ricadenti sulla nuca, e con la corta barba diffusamente segnata dalla lavorazione a trapano. Le cornee degli occhi appaiono fortemente in aggetto tra le due palpebre, nettamente profilate.
Notizie storico critiche
La testa di Cristo è un frammento a sé stante, che nella presentazione in Museo appare giustamente ricollegata alla testa infantile della Vergine Maria, con la quale formava in origine un assieme scolpito in un unico blocco marmoreo.
Lo stato frammentario delle due sculture, che in origine facevano parte della Dormitio Virginis nella lunetta del portale destro della facciata originaria di Santa Maria del Fiore, risale allo smantellamento della stessa, avvenuto nel 1587.
Si deve alla Becherucci (1928) l'identificazione di questa testa con il Cristo che teneva in braccio l'animula della Vergine Maria, proveniente dalla scena della Dormitio Virginis della facciata arnolfiana. Nei cataloghi precedenti la testa di Cristo e quella infantile della Vergine figuravano come San Cristoforo con il bambino Gesù (1891) o come Simeone e Gesù nella Presentazione al tempio (1904). E' noto d'altronde che la scena scultorea ospitata nella lunetta del portale destro rappresentava la Dormitio Virginis, nella quale dietro la figura distesa della Vergine morente si ergeva quella di Cristo, che recava in braccio l'animula della Vergine (Richa 1757). Un'analoga impostazione, verosimilmente derivata dalla lunetta della facciata, si nota nella stessa scena nella Dormitio scolpita dall'Orcagna nel tabernacolo di Orsanmichele, e da Niccolò di Cecco del Mercia, di metà Trecento, nel duomo di Prato (Neri Lusanna 2006). Della lunetta arnolfiana restavano anche la figura della Vergine morta con il San Giovanni dolente ai suoi piedi e due busti di apostoli, facenti parte della collezione dell'antiquario Bardini, dalla quale ai primi del Novecento furono acquistati dal Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino (oggi Bode-Museum). Nel museo dell'Opera si conserva un calco in gesso della Vergine morta e San Giovanni, direttamente improntato sugli originali, la cui importanza si è accresciuta oggi per essere andate quasi distrutte le sculture del museo berlinese durante l'ultima guerra mondiale. In seguito il Salmi (1940), che ritiene Cristo e l'animula opera non autografa di Arnolfo, ha proposto la pertinenza al gruppo di una testa già al Museo Archeologico e ora al Bargello e di altre due teste nello stesso Museo. Ulteriori possibili elementi del gruppo della Dormitio sono stati proposti da Martinelli (1971), con una testa virile nel cortile di Palazzo Medici Riccardi e dalla Neri Lusanna (2006) con una figura intera, parzialmente mutila, di Apostolo nella collezione Torrigiani a Firenze.
La critica è concorde nel ritenere la testa di Cristo opera di uno dei collaboratori di Arnolfo, attivi con lui nella realizzazione della facciata.
Relazione iconografico religiosa
La morte della Vergine, narrata dai Vangeli Apocrifi, fu frequentemente rappresentata nel corso del Medioevo, in prevalenza secondo un'iconografia divulgata dalla pittura bizantina. Ad essa si attiene anche Arnolfo di Cambio, che nella sua composizione aveva inserito, dietro la figura giacente delle Vergine morta, il gruppo del Cristo che accoglie fra le sue braccia per recarla con sé nei cieli l'anima della Madonna, raffigurata come una figura infantile. Secondo l'iconografia tradizionale, il Cristo si ergeva a figura quasi intera e in posizione frontale dietro la Vergine giacente.
La decorazione scultorea che sormontava i tre portali di Santa Maria del Fiore era legata al tema mariano, presentando la Vergine in trono tra i Santi protettori di Firenze al centro, e nelle lunette dei portali laterali la Natività di Cristo a sinistra e la Dormitio a destra.