Descrizione
Statua virile a tutto tondo, dalla folta capigliatura aderente alla calotta e dalla corta barba. La figura presenta le braccia piegate all'altezza del petto e veste all’antica, con tunica e mantello.
Notizie storico critiche
Kreytenberg fu tra i primi a ricondurre la statua al gruppo di sculture provenienti dagli sguanci del portale maggiore dell'antica facciata del Duomo di Firenze. Progettata e realizzata da Arnolfo di Cambio, di essa sopravvive un’illustrazione di Bernardo Poccetti documentante l’aspetto precedente alla sua demolizione nel 1587.
Diversi studi hanno confermato come Arnolfo avesse programmato un ciclo di apostoli nelle nicchie che incorniciano il portale principale. Tale ciclo probabilmente non fu eseguito durante la vita del maestro, ma poco più tardi, forse fra il 1318 e il 1320. Delle sedici figure previste ne furono eseguite solo dieci, otto delle quali vennero rintracciate da Kreytenberg al di sopra della Porta del Campanile (KREYTENBERG 1977, pp. 13-29; KREYTENBERG 1981, pp. 2-9). L’altezza delle statue, tutte di circa 70 cm, unitamente ad alcuni aspetti iconografici, hanno indotto lo studioso a ritenere che esse facessero parte di uno stesso progetto. Fra il 1362 e il 1377 il ciclo di Apostoli venne ripreso e portato a compimento da Francesco Neri Ubaldi, detto Sellaio, e da Simone di Francesco Talenti, i quali probabilmente presero a modello le sculture realizzate dalla maestranza arnolfiana. La statua in oggetto è probabilmente da riferire a questo secondo ciclo di sculture e, in particolare, alla mano del Sellaio.
Relazione iconografico religiosa
Il programma iconografico dell'antica facciata di S. Maria del Fiore doveva prevedere, nelle lunette dei portali laterali, la Natività e la Dormitio Virginis, e nella lunetta del portale centrale La Madonna col Bambino in trono fra angeli e santi, componendo una sorta di Maiestas. La statuetta in esame, identificata dal libro delle Sacre Scritture come apostolo, doveva verosimilmente far parte di questo articolato progetto, tutto incentrato sul culto della Vergine, cui l’edificio venne dedicato, in ottemperanza all’esponenziale incremento della devozione mariana verificatosi a partire dal XII secolo. La facciata del Duomo venne così decorata con un programma iconografico di natura mariologica e Cristo-centrica che individuava la Vergine come Sponsa Christi (Cantico dei Cantici, 2,2) e quindi come immagine simbolica della Chiesa, protettrice della città di Firenze. All’interno di questo programma, le figure degli apostoli svolgevano il ruolo di 'portae', 'bases atquae columnae quibus stat ecclesia' (Katzenellenbogen, 1937, coll. 820-821), ovvero di mediatori della grazia divina.