Descrizione
La statua è in marmo, scolpita a tutto tondo;rappresenta un angelo adorante vestito con dalmatica e pallio.
Notizie storico critiche
La statua doveva far parte del gruppo di sculture collocate nelle cuspidi ed i tabernacoli della Porta del Campanile, sul lato sud-ovest del Duomo di Firenze. Di esse sono disponibili poche notizie. Genericamente menzionate da Toesca come “molto mediocri”, vennero giudicate dai Paatz "di maniera dell'Orcagna” e quindi del terzo quarto del XIV secolo. Questo angelo venne pubblicato per la prima volta da Kreytenberg il quale lo ritenne un prodotto della bottega di Giovanni d'Ambrogio. Dal Guasti si ricava il primo documento, risalente al 1366, che testimonia l'attività dello scultore e architetto fiorentino per la fabbrica di Santa Maria del Fiore (Guasti 1887, 158). Nel 1388 è documentata la presenza di Giovanni d’Ambrogio presso la fabbrica di S. Maria del Fiore con l'incarico di eseguire alcune figure per la facciata (Poggi 1909, 61). Nel 1401 lo scultore assunse l’incarico di capudmagister per il Duomo, mantenuto con alcune interruzioni fino al 1418, quando venne congedato per l'età avanzata (Guasti 1887, 420, 478). La mancanza di notizie circa l’attività precedente agli esordi nella fabbrica del duomo (1366) e alla loggia dei Lanzi (1383) ha consentito di avanzare soltanto ipotesi sulla sua data di nascita, presunta intorno al 1345, e sull'attività giovanile, cui sono attribuite alcune figure per il Duomo, tra cui una coppia di profeti e l’angelo adorante in oggetto (Kreytenberg 1972, pp. 5, 14-15).
Relazione iconografico religiosa
Diversi studiosi ritengono che la matrice iconografica dell’angelo raffigurato come essere umano adulto risieda nella rappresentazione della Nike classica (Strzygowski, 1901; Wulff, 1914; Beck, 1936; Réau, 1956; Panofsky, 1964). Fino alla fine del IV secolo l’angelo è rappresentato aptero. Talvolta, in ottemperanza ad alcuni passi neo e veterotestamentari, è raffigurato come un uomo, talora addirittura barbato, come mostrano gli affreschi della catacomba di via Latina (Ferrua, 1960). L'aggiunta delle ali è da considerarsi una precisa scelta iconografica, una soluzione figurativa in grado di esprimere visivamente quanto stabilito da una complessa plurisecolare speculazione sulla natura delle forze angeliche, da leggere in stretta relazione con quella aerea dei venti. In forza del suo ruolo di mediatore tra l'uomo, essere di terra (Gn. 2, 7), e Dio, la luce suprema (1 Gv. 1, 5), l’angelo si configura infatti come personaggio “intermedio”. E la sua “natura aerea” è espressa dall’attributo delle ali, ereditato dall’iconografica tardo antica e pagana del venti.