Descrizione
Il dipinto è lo scomparto laterale destro di un Trittico; aveva originariamente forma cuspidata, ma la cuspide è stata ritagliata ed adesso è perduta. La carpenteria si presenta con cornici modanate dorate e fasce decorative a pastiglia.
Sulla tavola sono rappresentate tre diverse scene organizzate in verticale. In alto, in uno spazio ad arco acuto, troviamo la Madonna Annunciata. La Vergine Maria è al centro della scena seduta su un trono marmoreo dalle forme goticheggianti e ricoperto da un sontuoso drappo rosso con decorazioni in oro. Ella indossa una veste rossa ed un mantello blu che la avvolge quasi completamente; il busto è leggermente inclinato verso sinistra, la testa, circondata da un nimbo dorato e decorato a punzoni, è piegata, mentre il volto, incorniciato da capelli chiari, è caratterizzato da un'espressione serena. In secondo piano sulla destra si vede un edificio in marmo chiaro con la porta aperta.
La seconda scena dall'alto si divide al suo interno in tre episodi. Sulla sinistra l'imperatore Diocleziano, riconoscibile per la corona di alloro, è raffigurato su due gradini all'interno di un edificio bianco; egli indossa un grande mantello arancione ed è rappresentato mentre ordina l'esecuzione di San Sebastiano. Ai lati dell'imperatore vi sono due personaggi avvolti in lunghi mantelli che assistono impassibili alla scena del martirio, perpetrata da quattro figure in abiti colorati secondo la moda tardo trecentesca (farsetto e calze); questi stanno colpendo con delle mazze il Santo, che in ginocchio sta pregando. In altro al centro vediamo l'anima di San Sebastiano ascendere al cielo, mentre sulla destra, sono nuovamente dipinti i quattro carnefici che gettano il corpo del Santo nella cloaca maxima. Sullo sfondo compaiono le mura rosee della città.
La terza scena è divisa in due episodi. Sulla sinistra San Sebastiano (in alto al centro) appare in sogno alla matrona Lucinia; ella è rappresentata con veste rosa e velo bianco, circondato da un nimbo, mentre è seduta nella sua stanza da letto all'interno di un grande palazzo dal profilo marmoreo bianco con decorazioni cosmatesche. Sulla destra la matrona, aiutata da tre uomini ed una donna, recupera il corpo del santo dalla cloaca maxima. Sullo sfondo ritornano le mura rosee della città.
Notizie storico critiche
Il dipinto, raffigurante la Madonna Annunciata e due Episodi della vita di San Sebastiano, è lo scomparto destro di un trittico nel cui scomparto centrale è raffigurata la scena del martirio del Santo. Nell'800 i tre pannelli furono considerati separatamente ed attribuiti in modo generico alla Scuola Fiorentina della seconda metà del XIV secolo. Giovanni Poggi, nel suo catalogo del 1904, fu il primo a riconoscere le tre tavole come parti di un unico polittico e da allora la critica è sempre stata concorde. L'identificazione di Giovanni del Biondo, prolifico pittore della seconda metà del Trecento, come autore dello scomparto centrale è unanimemente accolta (Khvosinsky e Salmi, Berenson, Van Marle, Offner, Zeri, Boskovits), mentre negli scomparti laterali viene talvolta riconosciuta la mano di Jacopo di Cione (Van Marle). Luisa Becherucci e Giulia Brunetti, in "Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze" del 1970, ipotizzano quindi una collaborazione tra i due artisti.
Più controversa è la questione relativa alla cronologia dell'opera. Lo Hadeln ricorda che nella novella 171 del Sacchetti viene menzionata la vicenda di una pala dipinta fatta realizzare dal vescovo di Firenze, Filippo dell'Antella, per l'altare di San Sebastiano in Duomo; se identificassimo il Trittico di Giovanni del Biondo con l'opera a cui fa riferimento il Sacchetti, dovremmo datarlo tra il 1358 ed il 1361. Ciò sarebbe incompatibile da un punto di vista stilistico in quanto, lo stile qui adottato suggerisce una datazione negli anni '70 del XIV secolo.
Molto più probabile è pertanto una datazione successiva al 1374. In quell'anno Firenze fu di fatti colpita da una forte pestilenza e San Sebastiano, come da tradizione, era uno dei Santi presso i quali si intercedeva contro le pestilenze.
Relazione iconografico religiosa
San Sebastiano visse al tempo dell'imperatore Diocleziano. Egli fu un ufficiale di alto grado nella guardia pretoriana finché non si espose contro le persecuzioni della comunità cristiana e fu condannato a morte; venne legato ad un albero sul colle Palatino e bersagliato da numerose frecce. Quando andarono a prendere il corpo per seppellirlo, si scoprì che era ancora vivo; una volta curato e tornato in salute si presentò di fronte a Diocleziano per professare la sua fede e fu nuovamente condannato. Il Santo venne flagellato a morte nel 304 d.C. e gettato nella cloaca maxima affinché il suo corpo non venisse ritrovato; Sebastiano apparve però in sogno a Lucinia, matrona romana, che lo fece recuperare e seppellire nelle catacombe lungo l'Appia Anticha, nel luogo dove adesso sorge la basilica ad egli dedicata.
Il Santo è stato molto venerato in passato come protettore contro le epidemie: le ferite delle frecce venivano associate a quelle dei bubboni della peste. Ciò potrebbe spiegare la realizzazione del Trittico dell'Opera del Duomo; è difatti probabile che sia stato commissionato a Giovanni del Biondo a seguito della pestilenza che colpì Firenze nel 1374, e forse proprio per questo motivo, tra gli episodi della vita del Santo, l'artista ha scelto di rappresenta la scena con l'Invocazione di San Sebastiano contro la pestilenza.
Mentre la scena del primo martirio di San Sebastiano è molto comune nell'arte, le rappresentazioni degli episodi della sua vita sono più rare, soprattutto dal periodo rinascimentale in poi. La consuetudine di raffigurare le storie della vita dei santi è difatti frequente soprattutto nel medioevo; le incontriamo spesso nelle predelle dei polittici, ma anche in tavole a sè stanti dove vediamo il Santo al centro e le storie sui due lati (si consideri ad esempio la tavola degli Uffizi con Santa Cecilia e storie della sua vita). Gli episodi della vita del Santo qui narrati, San Sebastiano gettato nella Cloaca Maxima e Ritrovamento del corpo del Santo, sono tratti quasi certamennte dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Il tema dell'Annunciazione - qui abbiamo la Vergine annunciata - è presente in svariati dipinti ed è affrontato più volte dallo stesso Giovanni del Biondo, sia come scena protagonista, sia come episodio secondario nelle cuspidi di polittici e negli scomparti laterali. L'Annunciazione negli scomparti laterali e il Cristo Benedicente in quello scomparto centrale hanno qui la funzione di identificare San Sebastiano come "alter Christus".