Descrizione
La tavola sulla quale è stato realizzato il dipinto è di forma rettangolare, cuspidata e punzonata lungo la cornice che fa corpo con la tavola. La punzonatura è caratterizzata da un ornato costituito da una piccola catenella che circonda la tavola. Lo sfondo della tavola, originariamente dorato, si presenta oggi con gran parte del bolo di preparazione a vista. Nel dipinto sono presenti tre personaggi. Sant’Ivo è seduto su un trono dallo schienale cuspidato e poggiante su un basamento la cui parte centrale aggetta in avanti. Egli tiene tra le mani un rotolo che gli porge una donna, in piedi, sulla sinistra, posta di profilo mentre un terzo personaggio, sulla destra, gli porge un sacchetto contenente delle monete.
Notizie storico critiche
Nella Scheda OA curata da Boschi nel 1989, si riporta la più recente attribuzione di questo dipinto che viene assegnato dalla Padoa Rizzo (1987, p. 26) a Bernardo di Stefano Rosselli (Firenze, 1450 – 1526) e datato entro l’ottavo decennio del ‘400. Secondo la Padoa il confronto più stringente con la pittura del Rosselli è nella tavola col Compianto su Cristo morto che questi aveva realizzato per la chiesa di Santa Maria a Lamole a Brucianesi nel Comune di Lastra a Signa, oggi nella nuova chiesa di Santa Maria in questa stessa località. La Padoa ritiene, inoltre, che il dipinto, di cui non conosciamo la documentazione di provenienza al Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, fosse stato eseguito per l’Arte dei Giudici e Notai che aveva sede in via del Proconsolo a Firenze e della quale Sant’Ivo era il patrono. Un precedente per l’iconografia di questo santo, di origini bretoni, nato nel 1235 e morto nel 1303, canonizzato da Clemente VI nel 1347, è la tavola eponima del Maestro di Sant’Ivo con Sant’Ivo che raccoglie le suppliche dei poveri, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia di Firenze ma proveniente dal palazzo di Parte Guelfa e datata agli inizi del XV secolo (Boskovits, 1975, p. 377). La forma cuspidata della tavola, tipicamente trecentesca, farebbe supporre, come fa rilevare del resto la Brunetti (1969, II, p. 286), che il dipinto sia stato eseguito su un supporto più antico rispetto alla data della sua realizzazione. Il dipinto è presente nell’elenco delle opere del 1886 (p. 70) come risalente al XIV secolo e nel Catalogo del 1891 (p. 19) viene ricondotto alla scuola fiorentina della prima metà del XV secolo. Il Poggi (1904, p. 39 n. cat. 83) lo conferma come opera di scuola fiorentina ma lo data alla metà del XV secolo, mentre Van Marle (XI, 1929, pp. 284) lo riconduce alla scuola di Alesso Baldovinetti. A Domenico di Michelino lo assegna il Kaftal (1952, col. 500 e segg.) che riporta una comunicazione orale di Richard Offner, mentre il Rossi (1964, p. 94) lo assegna ad una generica scuola fiorentina della seconda metà del XV secolo. E’ infine la Brunetti (1969, II, p. 286), che, ipotizzando la provenienza dell’opera dalla bottega di Neri di Bicci, individua con maggiore precisione l’ambiente di provenienza dell’autore aprendo la strada per la successiva identificazione dell’artefice del dipinto in Bernardo di Stefano Rosselli che del Bicci era stato allievo a partire dal 1460.
Relazione iconografico religiosa
Sant’Ivo di Bretagna, al secolo Yves Helory de Kermartin, nacque nel castello di Le Minihy presso Tréguier il 17 ottobre 1235 e, dopo anni di studio alla Sorbona e sotto San Bonaventura ed una carriera nell’ambito della giustizia ecclesiastica, divenne sacerdote. Non mancò mai, anche durante il sacerdozio, di aiutare e sostenere i poveri ed i diseredati nei problemi con la giustizia. Per questo, nel 1347, poco dopo la sua morte, avvenuta il 19 maggio del 1303, in stato di estrema povertà, fu canonizzato da papa Clemente VI. La sua festa ricorre il 19 Maggio. Egli è patrono dei giudici, degli avvocati e dei docenti di discipline giuridiche. Nelle opere d’arte che lo rappresentano è raffigurato, come nel nostro dipinto, vestito della toga forense in atteggiamento di difesa e di ascolto dei poveri, degli orfani e delle vedove. A Firenze, oltre alla tavola ricondotta dal Boskovits al Maestro di Sant’Ivo, oggi alla Galleria dell’Accademia, un altro importante dipinto ricorda questo santo, il Sant’Ivo protettore delle vedove e degli orfani eseguito nel 1616 da Jacopo da Empoli per l’ufficio del Magistrato dei Pupilli ed oggi conservato alla Galleria Palatina.