Descrizione
Il reliquiario consta di una placchetta, argentata, con sagoma ovale, sbalzata con la figura di san Pantaleone, in dalmatica, in atto benedicente, con un libro, occhi grandi e sbarrati, la testa spropozionata, incorniciata entro girari.
Notizie storico critiche
Secondo il Mariti (1781) le reliquie collocate nella base fanno parte della donazione Grioni, del 1394. Si legge nel Cocchi e nelle carte Strozzi che Nicoleta Grioni le aveva ricevute dal marito, che a sua volta le aveva avute in dono dall'ultimo imperatore Cantacuzeno, alla sua abdicazione, per conservarle nella chiesa di San Giovanni, a Costantinopoli. Nella sua memoria il Mariti si appoggia a documenti del Gori del 1720 e a un inventario dello stesso anno, dove si diceva che il reliquiario del braccio poggiava su una cassetta con reliquie di altri santi, tra cui questa di Pantaleone e quella del sasso di santo Stefano. Fu alla presenza del Gori che si decise di rassettare le reliquie del braccio con quell'altre, ponendo quest'ultime in una nuova cassetta esagonale come la prima. Tale nuova disposizione, dice ancora il Gori, fu fatta con un po' di disordine, come dimostra la presente placchetta con San Pantaleone, disposta orizzontalmente, invece che in verticale.
Relazione iconografico religiosa
Il santo, martire e taumaturgo, è venerato dalla Chiesa di oriente e da quella di occidente. Qui l'elemento della dalmatica rimanda evidentemente al suo martirio, e così il particolare della testa eccessivamente grande, che ne richiama la decollazione. Quest'ultimo particolare esprime anche le doti intellettive del santo che nella sua agiografia sono raccontate come vincenti sulle tentazioni del corpo. Gli occhi ben aperti, anch'essi un carattere ricorrente dell'arte romanica, possono rimandare alla sua anima vigilante verso il peccato, e anche ad una dimensione estatica del santo accolto in Paradiso. Il libro che egli tiene è probabilmente il Vangelo, al cui messaggio egli ha aderito con la propria vita fino alla morte.