Descrizione
La lastra d'argento è all'interno del cilindro di vetro e avvolge l'osso che vi è racchiuso per tutta la sua altezza e gran parte del suo spessore. La placchetta è di piccole dimensioni, rettangolare. Vi è rappresentato san Filippo apostolo in posizione frontale con la mano destra alzata per benedire, e con la sinistra reggente un rotolo. La testa è immaginata giovanile, con i capelli ricciuti, incorniciata in un'aureola tracciata con una doppia incisione. Il santo è vestito con una tunica e mentre tiene un manto con il segmentum sul braccio destro. La figura è inclusa entro una cornicina perlinata, che scandisce ai lati due reticolati, composti di quadrifogli lanceolati e perline.
Notizie storico critiche
Il Mariti riporta il passaggio della reliquia da Costantinopoli, dov'era proprietà di Manuele Comneno, a Gerusalemme, con Maria Comnena. Ma nota il Canonidis: "Nel Martirologio che contiene l'Atto della traslazione del braccio di San Filippo Apostolo, su cui il Mariti basa la sua descrizione, non esiste riscontro a tale notizia". L'altra fonte del Mariti egli non la riporta, e non è dato quindi avere altre notizie certe sulla provenienza dell'oggetto. Ancora il Mariti, documentatosi su varie fonti, riferisce che la reliquia era esposta il primo maggio, festa di San Filippo; il 23 e 24 giugno, festa del Battista patrono; il 6 novembre, per la dedicazione della chiesa, e il 13 gennaio, per la festa del Perdono. Tutte le altre informazioni sul reliquiario provengono dalle carte strozziane citatee dal Berti (1850), e riprese poi dal Frey, benché con prudenza, data la presenza di errori in quel documento. La reliquia è di nuovo citata dall'Albertini nel 1510, ma trascurando la descrizione del reliquiario, e così, sucessivamente, fanno Del Migliore, Richa e Lumachi. Sarà il Labarte, ne 1864, a parlare di un reliquiario del braccio di san Filippo, creduto perduto, ed eseguito da Antonio di Piero del Vagliente. Il Cavallucci cita il reliquiario ma non si sofferma a studiarlo, e trascurabile è anche la descrizione del Befani del 1884. La Becherucci ha riordinato nel catalogo del 1969 tutta la cronologia critica sull'opera. A queste idee si è attenuta la critica successiva, fino al fondamentale saggio di Bicchi del 1999.
Relazione iconografico religiosa
La maestosità dell'abbigliamento e i caratteri di giovinezza e di serenità del santo lo dicono ormai in estasi nel paradiso che gli ha meritato il suo martirio. Il rotolo che tiene in una mano è forse il suo Vangelo apocrifo, o i suoi Atti, anch'essi apocrifi, o forse, semplicemente, il Nuovo testamento, cui egli ha aderito con la sua vita, fino a meritare la santità, di cui la reliquia è frammento e prova.