Descrizione
Paliotto d'altare composto di una parte anteriore divisa in tre pannelli e da due fiancate laterali. L'ossatura interna è realizzata in legno di noce. Il paliotto poggia su una cornice modanata digradante ed è costituito da una lamina di rame dorato sulla quale sono stati fissati, tramite viti interne d'argento, i vari pezzi cesellati che compongono una serrata ornamentazione in rilievo, realizzata in argento parzialmente dorato. Una cornice continua ad ovoli e dardi segna il perimetro di ogni specchiatura: piccole foglie di acanto ne definiscono gli angoli. Il pannello maggiore, costituente la fronte del paliotto reca al centro un ottagono formato da una cornice con listello in bronzo dorato con all'interno il monogramma mariano. Seguono, ai lati del pannello centrale, decorazioni a motivi vegetali, uccelli e, al centro, mazzi di fiori. E ancora, due pannelli con stemmi gentilizi: il primo con lo stemma della famiglia Danti e l'altro della famiglia Matteoni, committenti dell'opera. I restanti due panneli rappresentano al centro due mazzi di fiori sempre incorniciati da motivi vegetali.
Notizie storico critiche
Secondo le notizie riportate in un articolo di Masini su "Illustrazione Toscana" (Masini O., s.d., pp. 15-18), il paliotto venne eseguito per l'altare dell'Immacolata Concezione nel Duomo di Firenze. Pare infatti che i Cavalieri Priori Enrico Danti e Filippo Matteoni avevano commissionato, già nel 1852, questo paliotto al cesellatore Giovanni Stanghi, autore anche del disegno, e agli argentieri Salvatore e Raffaello Morelli. Masini (cit. p. 17) trascrive anche la descrizione del paliotto reperita in un documento d'archivio. Tra i contributi più recenti, si annovera l'intervento della Bastianelli (1993, pp. 302-305) che vede nel paliotto un'interessante rivisitazione ottocentesca di un repertorio decorativo quattrocentesco. Bastianelli, come Masini, riporta inoltre, l'interessante e non del tutto favorevole parere espresso dalla commissione dell'Esposizione Toscana, proprio in occasione della valutazione dell'oggetto, affermando che: "avrebbe desiderato la composizione in ogni sua parte più nuova e svariata nello spirito delle linee e di maggior semplicità ed eleganza nella scelta degli ornamenti". Evidentemente la ripartizione della superficie dell'opera in tre scomparti, gli ornati a girali fogliacei arricchiti da roselline e gigli, allusivi alla Vergine cui era dedicato l'arredo, le borchie e gli uccelli applicati non ottennero il plauso della critica, ormai improntata ad un gusto più spiccatamente neogotico.
Relazione iconografico religiosa
In seguito all'addossamento dell'altare nella zona presbiteriale, la decorazione si ridusse alla parte frontale rivolta verso i fedeli tramite un arredo mobile chiamato perciò ante altare, antependium, frontale o paliotto. Il paliotto ha una funzione di rilevante importanza, non solo decorativa ma anche e soprattutto comunicativa, quella di rendere immediatamente visibile al fedele il messaggio di fede e di devozione. Ne deriva quindi, che la funzione liturgica non può essere dimenticata o disconosciuta accostandosi ad oggetti realizzati proprio per la liturgia. Ponendo in prima istanza la funzione liturgica che sottostà alla realizzazione dell'oggetto si arriva a comprendere la presenza ad esempio, sul pannello centrale, del monogramma mariano, legato imprenscindibilmente, alla dedicazione dell'oggetto alla Vergine Maria e per questo destinato alla Cappella della SS. Concezione. L'oggetto cardine dell'arredo d'altare dunque, si presenta come simbolo dell'omaggio e dell'adorazione di Maria SS., da parte dei due Cavalieri committenti dell'opera: Matteoni e Danti, il cui stemma campeggia imponente al centro dei pannelli laterali.