Descrizione
La formella quadrangolare è lavorata su entrambe le facce ed è incernierata al muro. Presenta, su una faccia, un intaglio a reticolo geometrico con rombi. Ciascuno di essi è arricchito da una cornice a fogliette stilizzate ed include, nel centro, una rosellina con disegni diversificati. L'altra faccia presenta, invece, una successione di cerchi tangenti con al centro una rosellina in rilievo di fondo di tessere di marmo verde.
Notizie storico critiche
Questa formella viene considerata un frammento dell’antico fonte battesimale del Battistero di San Giovanni Battista a Firenze. Essa fu rinvenuta, insieme ad altre, dall'architetto Castellucci durante i lavori di restauro della copertura del Battistero tra il 1898 ed il 1907. In quell’occasione furono, infatti, recuperati molti frammenti dell'antico fonte battesimale e della recinzione che lo circondava, che si trovavano al centro dell’edificio e che vennero distrutti nel 1577 dall’architetto Bernardo Buontalenti, in occasione della costruzione dell'apparato del battesimo del principe Filippo, figlio del Granduca Francesco I.
Un’interpretazione complessiva sull’ipotetica ricostruzione del fonte e della recinzione ottagona, alla luce della presenza di almeno trenta plutei giunti a lastre frammentarie, singole o binate, è data dalla Garzelli (1969) e dalla Neri Lusanna (1994), che della Garzelli ripresenta e riassume le conclusioni: una ventina di lastre dal modulo decorativo quadrangolare, con balza scolpita e fondo a intarsio di marmo nero con fulcro romboidale o circolare, con al centro un bottone floreale a rosetta o a elice, come parti provenienti dall’antico fonte e accostabili stilisticamente alla recinzione di San Miniato, quindi databili tra l'ultimo quarto del XII secolo e il primo quarto del XIII; tre plutei, di cui uno impiegato come tabernacolo nel rinascimento, risulterebbero non pertinenti al fonte; sette formelle ornate con una decorazione su due lati e per questo considerate pertinenti al recinto del fonte. Più recentemente Tigler (2006) in un contributo sul Battistero fiorentino, colloca la realizzazione del fonte tra il 1128, data alla quale si riferisce il trasferimento del fonte dalla cattedrale di Santa Reparata al Battistero ed il 1226, anno in cui è datato il fonte del Battistero di Pistoia con cui quello fiorentino presenta forti somiglianze. Infine, secondo la Ducci (2011), lo stile delle formelle sembrerebbe provarne la realizzazione tra gli ultimi tre decenni del XII secolo e i primi anni del XIII: ciò sarebbe attestato dalla dipendenza di alcuni plutei da quelli pisani di ambito guglielmesco, dalla vicinanza di alcune formelle a quelle del gruppo Fagna-Scarperia-Montespertoli, e, per le lastre a “bottoni stellati”, dal confronto con gli specchi del fonte di San Pietro in Mercato.
I riferimenti al fonte nella storiografia antica non sono molti ma l’esaustiva scheda di Luisa Becherucci per il Catalogo del Museo dell’Opera (1969, pp. 214-215) ripercorre la storia critica dei frammenti per i quali è stata formulata una datazione che si divide tra chi li ritiene ascrivibili al primo quarto del XIII secolo, accostandoli alle transenne del coro di San Miniato al Monte, al pulpito già in San Pietro Scheraggio, alla lastra tombale davanti al sarcofago romano in cui è sepolto Giovanni da Velletri, morto nel 1230, e al fonte del battistero di Pisa, eseguito da Guido da Como nel 1246 (Poggi, 1910, pp. 78 e 79), e chi, invece, li colloca nella prima metà del XII secolo. Storici quali il Toesca (1927, p. 659), Swodoba (1918, p. 97)e, suggeriscono infatti una datazione più precoce, per la vicinanza ad opere pisane, come l’ambone eseguito da Guglielmo per il duomo e poi trasferito a Cagliari ed anche perché nel 1128 iniziarono i battesimi in San Giovanni (Paatz, II, 1940-1954; pp. 226-229, n.49).
Relazione iconografico religiosa
La conformazione dell’antico fonte del Battistero di Firenze non è stata ancora ricostruita con esattezza: è probabile che al centro dell’edificio lo spazio del rito si articolasse nel fonte vero e proprio, probabilmente quadrato e dal bacino interno articolato, con quattro fori o pozzetti angolari, e in un recinto o balaustra ottagonale che lo cingeva e lo collegava all’altare. Dante Alighieri ricorda questo antico fonte nella Divina Commedia (Inferno, XIX) dove descrive i pozzetti accessori : "non mi parean men ampi/ ne maggiori che que’ che son nel mio bel San Giovanni/, fatti per loco de’ battezzatori/ l’un de li quali ancor non è molt’anni,/ rupp’io per un che dentro v’annegava" . Secondo studi recenti i battezzatori erano le anfore che si conservavano nei quattro fori destinate ad infondere l’acqua in un rito misto o per infusione e che forse nel corso del Trecento fungevano da contenitori dell'acqua santa al posto dell’invaso centrale.