Descrizione
Vetrata circolare raffigurante al centro Santo Stefano seduto su un trono semicircolare con l'alta spalliera traforata da un motivo a bifore gotiche sormontate da una trabeazione. Il Santo, in posa frontale, tiene nella sinistra la palma del martirio e nella destra una lunga asta con stendardo azzurro svolazzante su cui è effigiato un agnello con stendardo bianco; indossa un manto verde dal mosso panneggio, adorno di stelle a quattro punte gialle e rosse. Ai lati del trono compaiono in posizione simmetriche, due coppie di angeli le cui snelle figure, lievemente piegate all' indietro, descrivono una morbida curva ripresa e sottolineata dalle pieghe sinuose ed eleganti dei mantelli (di color viola nell' angelo in primo piano a sinistra e rosso in quello di destra). La grisaglia è data con sfumature.
La cornice esterna che racchiude la finestra istoriata presenta un motivo a girali alternato da rosette entro cerchi. Quest’ultima è interrotta dalla base su cui poggiano le figure e dai manti degli angeli.
Notizie storico critiche
I due occhi laterali della facciata furono eseguiti tra il 1412 e 1415 da Niccolò di Piero Tedesco su disegno di Lorenzo Ghiberti, come egli stesso dichiara nel suo secondo commentario: "Disegnai nella faccia di Santa Maria del Fiore, nell’occhio di mezzo, l’assunzione di Nostra Donna e disegnai gli altri (che) sono dallato”. Per altre notizie storico critiche cfr. la scheda relativa alla vetrata raffigurante San Lorenzo. Il 12 dicembre 1412 è documentato il primo pagamento al maestro vetraio e nel corso dei due anni successivi si hanno altri stanziamenti per la lavorazione delle due vetrate; erano terminate sicuramente nell’aprile del 1415, quando Niccolò veniva saldato e si provvedeva alla loro misurazione. Nel 1423 si trovano i primi accenni a restauri: Francesco di Giovanni detto il Lastra e Bernardo di Francesco posero a protezione delle due vetrate delle reti di filo di rame; nel 1432 fu rinnovato circa un quarto dell’occhio di S.Lorenzo e furono intrapresi lavori di restauro anche nella finestra di S.Stefano. Ancora nel 1519 si trovano ulteriori accenni a restauri eseguiti da Niccolò di Giovanni di Paolo.
Relazione iconografico religiosa
Negli Atti si legge che gli apostoli, per essere più liberi nella loro attività di predicazione, elessero sette diaconi perché si occupassero dell’assistenza. L’elenco dei sette eletti si apre nel nome di Stefano. “Ricco di grazia e di poteri taumaturgici, andava compiendo miracoli grandi in mezzo al popolo”. Lo portarono, con false accuse, davanti al Sinedrio e “tutti i membri del Sinedrio, fissandolo intensamente, videro che il suo volto era come quello di un angelo”. Stefano pronuncia un grande discorso, rifacendosi a tutta la storia della salvezza e concludendo con parole di fuoco: “O teste cocciute, o pagani nel cuore e negli orecchi, voi fate resistenza allo Spirito Santo …”. Aveva segnato la sua condanna a morte. Ma egli concluse: “Ecco, vedo aprirsi i cieli e il Figlio dell’Uomo sedere alla destra di Dio”. Si scagliarono con furore su di lui, lo portarono fuori di Gerusalemme e lo lapidarono. Egli divenne così il primo (proto) martire del cristianesimo. (L’anno è con ogni probabilità il 33 d.C.).
La tradizione riferisce che, per una prodigiosa rivelazione, le sue reliquie furono scoperte e trasportate a Costantinopoli (475) e di qui, sottratte furtivamente, portate a Venezia nel 1110 e deposte nella chiesa di S. Giorgio Maggiore. Questa è leggenda, ma certo è invece un piccolo particolare ricordato negli Atti. Coloro che si accingevano a scagliare le pietre diedero i loro mantelli da custodire a un giovane anche lui inneggiante alla lapidazione di Stefano. Il nome di quel giovinetto era Saulo. Non sarebbe passato troppo tempo che questo Saulo (o Paolo) avrebbe incontrato anche lui il Figlio dell’Uomo sulla strada di Damasco.
È generalmente raffigurato come un giovane sbarbato e dai tratti delicati; porta la dalmatica dei diaconi. Suo specifico attributo, in quanto strumenti del suo martirio, sono le pietre (talvolta macchiate di sangue) che egli regge o che compaiono sul suo capo, sulle sue spalle, in una piega della veste oppure su un libro ai suoi piedi. Il santo regge anche la palma del martirio e a volte un incensiere.