Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la quarta da destra, in basso, nella tribuna centrale) con arco a sesto acuto, è raffigurato S. Pietro assiso in trono sotto un baldacchino di forme tardo-gotiche. L' apostolo, in posizione rigidamente frontale, ha un libro nella mano sinistra posata sul ginocchio e le chiavi nella destra; indossa un ampio mantello giallo a fiori polilobati gialli e rossi; sul retro è teso un drappo viola. Nella zona inferiore sono rappresentati due santi con armatura (probabilmente S. Processo e S. Martiniano), entrambi in piedi, a figura intera e lievemente rivolti verso il centro. Il primo indossa un mantello rosso sopra la corta veste azzurra e tiene una lancia nella mano destra. Il personaggio a fianco porta una veste verde e azzurra con un piccolo mantello violaceo drappeggiato sulla spalla destra; ha la mano sinistra posata sul fodero della spada e con la destra tiene sollevato una ramo di palma. Le due figure sono collocate in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a sesto acuto internamente trilobati. La bordura che delimita l' intera composizione e divide orizzontalmente le due zone presenta un decoro a motivi vegeto-floreali policromi su fondo rosso. La grisaglia è data con sfumature.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata ad Angiolo di Lippo il 30 aprile 1439; il disegno fu fornito da Lorenzo Ghiberti, il cui pagamento di lire sedici avviene in data 26 settembre 1441. Il 1 giugno 1442 viene collocata al suo posto la vetrata. Nel 1519 si registra un intervento di restauro da parte del maestro vetraio Niccolò di Giovanni di Paolo. L’opera in esame al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina, con al pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici come pure delle personalità dei diversi maestri vetrai fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen; la studiosa nota una mancanza di plasticità nelle figure di questa vetrata, a causa dell’accentuata ornamentazione delle vesti (si riferisce soprattutto all’apostolo in trono) ed osserva inoltre che i bei volti dei Santi possono essere stati dipinti, oltre che disegnati, dallo stesso Ghiberti. Da sottolineare che il cattivo stato di conservazione impedisce una lettura attenta e precisa dell’opera. Crispolti ci riferisce che nella zona inferiore sono raffigurati S. Processo e S. Martiniano. Secondo Marchini è da supporre un intervento personale del Ghiberti nell’esecuzione pittorica della vetrata.
Relazione iconografico religiosa
Le 15 finestre inferiori (una per cappella) delle tribune sono suddivise in tre campi: in alto sta il santo titolare della cappella, e in basso sono raffigurati santi o personaggi collegati al santo principale da appropriati legami, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Nella presente vetrata è raffigurato San Pietro in alto e San Processo e San Martiniano in basso.
«Il Principe degli Apostoli», fratello di Andrea e pescatore in Galilea. Con il fratello venne chiamato da Gesù che volle fare di loro dei «pescatori di uomini». Pietro era il capo dei Dodici e una delle figure più vicine a Gesù. La sua vita si divide in tre fasi: una prima, in cui accompagnò Cristo durante il suo ministero; una seconda, in cui fu guida degli apostoli nell’opera di evangelizzazione; e una terza in cui, secondo fonti antiche, si recò a Roma ove fondò la prima comunità cristiana e venne infine fatto crocifiggere da Nerone nel 64 d.C. La sua figura è rimasta tipologicamente costante nell’iconografia, ed egli è, di tutti gli apostoli, il più agevolmente riconoscibile. È un uomo di mezza età ma vigoroso, con corti capelli ricciuti e grigi, un poco stempiato o tonsurato, ha una barba corta e spesso riccia, tratti somatici marcati e da popolano. Di solito indossa un mantello giallo (oro) sopra una tunica azzurra o a volte verde. Ha come specifico attributo una o più chiavi, dal passo di Matteo (16, 19): «A te darò le chiavi del regno dei cieli». La chiave d’oro e quella d’argento (o di ferro) si riferiscono rispettivamente all’ingresso del paradiso e dell’inferno, oppure al potere di Pietro di assolvere e scomunicare (cioè di sciogliere e di legare, come è detto nel Vangelo). Altri attributi del santo sono: la croce capovolta ( sulla quale subì il martirio); la croce pastorale triplice (pontificale); il libro (Vangelo); il gallo (simbolo dei suoi rinnegamenti); più raramente il vascello e il pesce, simboli rispettivamente della Chiesa e della condizione del cristiano, nonché richiamo all’originaria attività di pescatore di Pietro.
Pietro e Paolo furono rinchiusi nel carcere Mamertino, dove convertirono molti alla fede cristiana, tra cui i carcerieri Processo e Martiniano che in seguito li aiutarono a fuggire. Alla fine i due catecumeni subirono il martirio e vennero canonizzati. Sono solitamente raffigurati mentre ricevono il battesimo da Pietro nel carcere.