Descrizione
Nel registro superiore della vetrata è raffigurato l'apostolo Paolo assiso in trono sotto un baldacchino di forme tardo-gotiche. Il Santo, in posizione quasi frontale, tiene una spada sollevata con la mano destra ed un libro nella mano sinistra; indossa un ampio mantello rosso a grandi fiori gialli sopra la veste azzurra; sul retro è teso un drappo con un minuto decoro geometrico in verde e rosso. Nella parte inferiore sono rappresentati S. Gregorio papa ed un altro santo, probabilmente Sant'Alberto Papa, a figura intera e rivolti verso il centro. Essi tengono in mano un libro ed hanno il volto sollevato; indossano un mantello verde sopra la veste bianca ricadente in rigidi panneggi e sono collocati in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a seto acuto. La bordura che delimita l' intera composizione e divide orizzontalmente le due zone presenta un decoro a motivi vegeto-floreali policromi su fondo rosso. la grisaglia è data con sfumature.
Notizie storico critiche
Il 23 settembre 1441 fu commissionata a Lorenzo d’Antonio, cappellano di S. Pier Maggiore, la vetrata della cappella di San Paolo; l’allogagione è ribadita in un documento del 28 settembre 1441, nel quale si precisa la necessità che la finestra venga terminata e montata entro il primo gennaio 1442. Nel 1517 si ricorda il restauro operato da Niccolò di Giovanni di Paolo.
L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune, è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina, con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici, come pure delle personalità dei diversi maestri vetrai fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen; la studiosa nota, in questa vetrata, un certo rapporto cromatico con i lavori di Guido di Niccolò (da ricordare che Lorenzo d’Antonio collaborò con Guido ed altri soci nell’esecuzione di alcune finestre delle tribune) ed è propensa a credere che Lorenzo avesse lavorato su un disegno fornitogli dall’opera del Duomo, non essendo documentato l’intervento del Ghiberti; inoltre ci dà notizia di un restauro del 1893 testimoniato da un’iscrizione (attualmente non più visibile) posta sul libro tenuto dall’apostolo. Va considerato come l’aspetto attuale della vetrata sia in parte diverso, soprattutto il volto di S. Paolo, da come si presentava prima dei restauri operati dalla ditta Tolleri che hanno alterato la composizione originaria.
Relazione iconografico religiosa
Le 15 finestre inferiori (una per cappella) delle tribune sono suddivise in tre campi: in alto sta il santo titolare della cappella, e in basso sono raffigurati santi o personaggi collegati al santo principale da appropriati legami, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Nella presente vetrata è raffigurato San Paolo in alto e San Gregorio Magno e forse Sant’Alberto papa in basso.
Paolo non fu del gruppo originario dei dodici. Si dedicò soprattutto alla conversione dei gentili. Nato a Tarso, in Asia Minore, attorno al 10 d.C., era giudeo di nascita ma ereditò dal padre la cittadinanza romana, un fatto a volte rilevante ai fini della sua iconografia. È citato per la prima volta nel Nuovo Testamento come uno di quelli che erano presenti alla lapidazione di Stefano. Negli antichi documenti è descritto come un uomo basso, calvo e di aspetto tutt’altro che bello. Gli artisti rinascimentali, seguendo l’esempio di quelli del Medioevo, lo raffigurarono per lo più con queste caratteristiche, con in più una barba scura. Nel Seicento e in epoca successiva si conforma talvolta alla tipologia del patriarca: è alto, ha la barba bianca e lunghi capelli. I suoi comuni attributi sono: la spada, con la quale fu martirizzato e, come autore delle Epistole, il libro o il cartiglio. Come figura devozionale, si accompagna spesso a San Pietro apostolo, eventualmente entro immagini con la Vergine in trono, dove i due santi compaiono come i fondatori della Chiesa, San Pietro come simbolo della componente ebraica, San Paolo di quella pagana.
Gregorio Magno è uno dei quattro Padri della Chiesa occidentale. Come pontefice dimostrò doti eccellenti nel governare; tra l’altro istituì le forme ufficiali della liturgia romana e del canto liturgico (canto gregoriano). Sancì l’obbligo del celibato per il clero e contribuì a cristianizzare l’Inghilterra inviandovi alcuni missionari sotto la guida di Sant’Agostino di Canterbury. È per lo più raffigurato in veste da pontefice con la tiara e la triplice croce pastorale; è alto, sbarbato e ha i cpelli scuri. Il suo più comune attributo è la colomba dello Spirito Santo appollaiata sopra la spalla o librata in aria presso il suo capo o il suo orecchio, allusione all’ispirazione divina dei suoi scritti. La colomba può suscitare lo stupore del segretario di Gregorio che fa capolino da una tenda. Nell immagini devozionali, Gregorio spesso si accompagna agli altri Padri della Chiesa: Ambrogio, Agostino e Gerolamo. Durante la Controriforma la sua figura fu spesso accostata, nell’iconografia, alle anime del purgatorio.