Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la prima da destra, in basso, nella tribuna della Croce), con arco a sesto acuto, è raffigurato l'apostolo Andrea, assiso in trono sotto un baldacchino di forme tardo gotiche. Il Santo, dalla posa quasi frontale e dall'accentuata monumentalità, indossa un mantello verde con grandi fiori gialli e rossi e fodera rossa morbidamente panneggiato sopra la veste azzurra; tiene la mano sinistra sul libro appoggiato sopra il ginocchio e con la destra sorregge una lunga croce; ha una lunga barba e capelli bianchi e lo sguardo rivolto da un lato. La bordura che delimita la composizione presenta un decoro vegeto-floreale policromo (azzurro, verde e giallo) su fondo rosso. La grisaglia è data con sfumature. Nella parte inferiore della vetrata si scorgono attualmente dei semplici vetri bianchi.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata a Guido di Niccolò ed ai suoi soci (Lorenzo d’Antonio, Carlo di Francesco Zati e Giovanni d’Andrea) il 31 gennaio 1442. Il disegno fu fornito da Lorenzo Ghiberti, che in data 5 marzo 1442 risulta pagato con lire sedici “pro suo magisterio” per la finestra in questione. La vetrata risulta compiuta e messa a posto nell’aprile del 1443.
L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune, è stata oggetto di scarso interesse da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi nel 1909 il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina, con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici, come pure delle personalità dei diversi maestri vetrai, fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen; la studiosa nota nella vetrata il cromatismo caratteristico di Guido (blu, verde e rosso) e l’appartenenza ad una fase intermedia di sviluppo nell’ambito della produzione ghibertiana. Marchini accenna, assieme ad altre, alla figura di S. Andrea notando come il senso della maestà visibile in esso scaturisca soprattutto da esteriori manifestazioni formali quali la monumentalità e lo sfarzo delle vesti. Da sottolineare un termine usato nel documento n.664 che si riferisce all’intervento del Ghiberti: egli vien pagato “pro suo magisterio” e non “pro suo disegnio” come nella maggior parte dei casi, il che fa pensare alla possibilità di una partecipazione attiva dell’artista fiorentino in fase di pittura della vetrata. Interessante osservare che nelle descrizioni date sia dal Poggi che dalla Van Straelen la vetrata con S. Andrea (come anche quella di S. Mattia) si trovava nella parte inferiore della finestra, mentre nella zona soprastante vi erano semplici vetri bianchi; probabilmente fu ricollocata al suo posto in alto (ignoriamo quando vi sia stata tolta) ed i vetri bianchi furono piombati nella zona inferiore che in origine doveva raffigurare, al pari delle altre finestre, due Santi abbinati; inoltre all’epoca della Van Straelen, mancava parte del baldacchino (come anche nella vetrata della cappella di S. Mattia) che era conservato in frammenti presso l’opera del Duomo.
Relazione iconografico religiosa
Le 15 finestre inferiori (una per cappella) delle tribune sono suddivise in tre campi: in alto sta il santo titolare della cappella, e in basso sono raffigurati santi o personaggi collegati al santo principale da appropriati legami, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Nella presente vetrata è raffigurato Sant’Andrea.
Andrea apostolo, fratello di Pietro, era pescatore in Galilea e fu il primo a seguire Gesù (Giovanni, 1, 40-41). I Vangeli canonici forniscono scarsi elementi relativi alla sua iconografia; la fonte principale cui si ispirano gli artisti sono gli apocrifi Atti di Andrea, del III secolo, che vennero ripresi nella Legenda Aurea. Secondo questa fonte, Andrea compì viaggi di apostolato in Scizia, Asia Minore e Grecia, predicando e sanando gli infermi. A Nicea liberò gli abitanti della città, vessati da sette demoni in forma di cane. A Tessalonica i genitori di un giovane convertito incendiarono la sua casa mentre egli vi si trovava assieme al giovane. Quando quest’ultimo spense miracolosamente il fuoco gettandovi sopra l’acqua contenuta in una bottiglietta, i genitori, decisi a vendicarsi, cercarono di penetrare nella casa con delle scale, ma vennero istantaneamente colpiti da cecità. Andrea fu fatto giustiziare dal governatore romano a Patrasso, nel Peloponneso. La moglie del governatore, Massimilla, guarita dall’apostolo da un male mortale, si era convertita al cristianesimo e, convinta da lui, aveva da quel momento negato al marito i suoi diritti coniugali. Sembra che fosse questa, non la sua predicazione, la vera causa dell’arresto e della crocifissione di Andrea. Il santo è per lo più raffigurato nel tipo dell’anziano, barbuto e con i capelli bianchi. Suo principale attributo è la croce a forma di X o decussata (croce di Sant’Andrea), ma nella pittura del primo Rinascimento può essere accompagnato dalla più nota croce latina. A volte regge una rete contenente dei pesci o una fune (fu legato, non inchiodato alla croce).