Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la seconda da destra, in basso, nella tribuna della croce), con arco a sesto acuto, è raffigurato S. Bartolomeo assiso in trono sotto un ampio baldacchino di forma tardo-gotica. Il santo indossa un ampio mantello bianco foderato di verde (in cui sono appena visibili i resti di un ricco decoro a maglie ogivali con fiori rossi all' interno e verdi ai punti di giunzione) sopra la veste viola; tiene un libro sollevato con la mano sinistra e nella destra stringe il suo consueto attributo iconografico. Nella parte inferiore sono rappresentati due Santi, entrambi in piedi a figura intera e lievemente rivolti verso il centro; il primo indossa un mantello rosso decorato da grandi motivi floreali verdi e azzurri sopra la veste bianca; l' altro porta un semplice mantello verde con fodera azzurra sopra la veste bianca. Ambedue le figure hanno il volto e le mani in parte sollevate in atteggiamento adorante; sono collocate in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a sesto acuto. La bordura che circonda l' intera composizione e divide orizzontalmente le due zone è ornata da una serie di piccoli mazzi floreali intervallati da foglie di varia tipologia. Probabilmente per il decoro a maglie ogivali appena visibile nel manto di S. Bartolomeo era stato usato il giallo d' argento. La grisaglia è data con sfumature.
Notizie storico critiche
Il 31 gennaio 1442 fu commissionata sia la vetrata per la cappella di San Bartolomeo che quella per la cappella di S Giacomo a Domenico di Piero da Pisa. Il disegno fu fornito da Lorenzo Ghiberti, che in data 28 febbraio 1442 riceve il pagamento per essa. Il 30 giugno 1442 vengono pagate lire duecento al maestro.
L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune, è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che in genere si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina, con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici, come pure delle personalità dei diversi maestri vetrai, fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen. In particolare, riguardo alla vetrata in questione, la studiosa vede una fase meno matura dell’attività emotiva del Ghiberti nelle figure dei Santi.
Relazione iconografico religiosa
Le 15 finestre inferiori (una per cappella) delle tribune sono suddivise in tre campi: in alto sta il santo titolare della cappella, e in basso sono raffigurati santi o personaggi collegati al santo principale da appropriati legami, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Nella presente vetrata è raffigurato San Bartolomeo in alto e santi in basso.
Nel Nuovo Testamento è menzionato il nome dell’apostolo ma nulla si dice delle sue azioni. La Legenda Aurea, invece, riferisce di un suo viaggio apostolico in India e narra del suo martirio in Armenia, dove il santo fu scorticato vivo. È comunemente raffigurato come un uomo di mezza età, con i capelli scuri e la barba. Suo inseparabile attributo è il coltello che fu lo strumento del suo martirio; non è infrequente che egli compaia con la propria pelle adagiata su un braccio o in mano, come nel Giudizio Universale della Cappella Sistina (ove pare che Michelangelo abbia effigiato se stesso in questo santo). Il suo motto, tratto dal Credo degli Apostoli, è «Credo in Spiritum Sanctum». Alcuni temi tipici tratti dalla sua storia sono trattati nell’arte rinascimentale; Bartolomeo è raffigurato mentre predica, esorcizza, battezza, o mentre è trascinato davanti alle autorità per avere rifiutato di adorare gli idoli. Ma il soggetto più consueto è quello alquanto raccapricciante del suo martirio. Per questa scena è stato a volte preso a modello il gruppo scultoreo ellenistico proveniente da Pergamo che rappresenta il supplizio di Marsia.