Descrizione
Statua in marmo bianco, lavorata a tutto tondo, raffiguranteil Battista: piedi scalzi, vestito della pelle di cammello e di un mantello più corto e drappeggiato. Ostende un cartiglio con entrambe le mani; la testa è ornata da capelli e barba lunghi, i lineamenti del volto sono marcati
Notizie storico critiche
Questa figura, come tutte le altre che ornavano le cuspidi dei tabernacoli sulla Porta del Campanile, era stata ritenuta già come opera d'arte orcagnesca dai Paatz (1952), che la datavano pertanto al primo quarto del XIV secolo; era stata poi giudicata di qualità assai mediocre dal Toesca (1951). Anche G. Kreytenberg (1977) avrebbe rilevato la fattura assai grossolana di queste statuette e notato nelle loro vesti un lontano ricordo del panneggio arnolfiano. Particolarmente le teste di Matteo, di Bartolomeo e di un giovane apostolo, e poi questa del Battista, rivelavano, a detta dello studioso, un "seguace scadente di Arnolfo"; d'altronde, la loro "bassa qualità" non avrebbe permesso una più precisa datazione se non quella proposta, in precedenza, dai Paatz. Rimosso dalla collocazione originaria è stato accolto nella collezione esposta al Museo
Relazione iconografico religiosa
La figura è identificabile con San Givovanni battista per la presenza dell'attributo della pelliccia di cammello che è sua sola, come descritta nei vangeli a proposito del suo eremitismo penitenziale dnel deserto. Alla penitenza rimandano anche la pettinatura non coltivata e il volto emaciato. Il mantello è da immaginarsi rosso, per allusione al martirio, come nella tradizione iconografica de periodo e succesiva. Nel cartiglio possiamo immaginare o l'annuncio dell'"Agnus Dei", o un riferimento a sè medesimo secondo l'interpretazione della profezia veterotestamentaria della "Voce che chiama nel deserto", come da tradizione