Descrizione
La croce reliquiario è fissata su una base marmorea troncopiramidale a sezione quadrata con lati curvilinei e specchiature. La croce ha un'anima lignea e ospita ricettacoli chiusi da cristallo, quattro nella parte frontale, e cinque a tergo, distribuiti lungo i brcci della stessa. L'intelaiatura è in rame dorato, presenta, nei terminali, al centro e nel braccio inferiore, su ciascuna faccia, sei quadrilobi istoriati in bassorilievo a sbalzo. Nel lato frontale sono raffigurati: in apice, Dio padre benedicente, anziano, con il Libro dell'Alfa e dell'Omega; al centro il pellicano che nutre i suoi piccoli della propria carne; al di sotto, sulla mediana del braccio inferiore, il sole e la luna; a questi ultimi due si sovrappone il Cristo morto, in bronzo brunito e dorato solo nel perizoma. Nel quadrilobo sinistro è rappresentata la Vergine dolente a mezzo busto, in quello opposto l'evangelista Giovanni dolente, mentre in quello di fondo il busto della Maddalena dolente con il vasetto degli unguenti in mano. A tergo: nei quadrilobi apicale, destro, sinistro e inferiore mediano sono raffigurati i busti dei quattro evangelisti; al centro è l'agnello mistico simbolo dell'Opera di Santa Maria del Fiore, mentre in quello inferiore un santo vescovo benedicente barbato (probabilmente Zanobi). La cornice del telaio dorato è lavorata a dentelli e a corda
Notizie storico critiche
Il primo compiuto studio sula croce è quello di Bicchi e Ciandella del 1999, dal quale si ricavano le seguenti informazioni storiche.
Sulla croce si hanno poche notizie documentarie certe. La si potrebbe identificare con quella descritta nel guardaroba del Duomo nel 1790 "una croce con Crocifisso dorato con quattro Vangelisti sulle cantonate e sulla base. Ancora un inentario del 1818 ricorda una croce "di rame dorato antica con diversi bassi rilievi, e Crocifisso simile di rilievo". Si tratta per certo della croce un tempo inserita nella cornice uperiore dello scomparto centrale del Polittico giottesco di Santa Reparata, quand'era ancora nella cripta di San Zanobi e Bicchi ipotizza sia stata da lì tolta nel 1937, quando il polittico fu trasferito in Duomo. Esposta alla mostra Il Tesoro di Firenze Sacra, nel 1933, fu riconsegnata per errore alla Curia, ed è stata conservata fino agli anni Novanta del Novecento nel Palazzo Arcivescovile. Nel 2015 è entrata nelle collezioni del Museo. Bicchi e Ciandella hanno notato sia l'assenza di sfere o pigne nei quadrilobi, sia le tracce di alcune variazioni nella sistemazione dei bracci, visibili nelle cerniere di giuntura
Relazione iconografico religiosa
La croce segue sia per forme che per iconografia delle decorazioni la tipologia delle croci processionali metalliche del XV secolo toscano. Declinata in stauroteca, essa ha infatti mantenuto la decorazione su entrambi i lati e non è da escludere che fosse usata anche nel corso di processioni. Le figure che la decorano, in rilievo rimandano alla crocifissione come momento storico narrato dai Vangeli: i quattro evangelisti a tergo; i dolenti ai lati e la Maddalena ai piedi; sia come evento teologicamente connesso al sacrificio eucaristico con accenti escatologici: il Dio Padre in alto con il Libro dell'Alfa e l'Omega; il Pellicano che offre le sue carni ai figli; il sole e la luna ai piedi del Cricifisso; l'Agnello mistico. La presenza del santo vescovo se si tratta di San Zanobi, a tergo, è un rimando alla Chiesa fiorentina, e la sua figura, concettualmente correlata ai concetti esposti vale a rappresentare l'Arcidiocesi di firenze militante e trionfante (sorge l'interrogativo che la SAnta sul davanti, speculare a Zanobi, possa allora esser letta come una Santa Reparata). L'inclusione delle reliquie nella croce non solo è un riferimento teologico alla Resurrezione dei corpi dei santi nel "Lignum vitae", ma. essendo queste testimonianze di martiri, è un riferimento apocalittico (Ap, 13, 14) che li iedntifica con coloro i quali "sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello"