Descrizione
Il modello si presenta su due ordini sovrapposti . Il primo ordine origina da una serie di gradini impostati su un basamento con modanture, al di sopra sono sei paraste scanalate, singole alle estremità e binate all'interno, coronate da semicapitelli di tipo corinzio. Le sei paraste scandiscono il primo ordine in tre fornici: ai lati, essi inquadrano portali rettangolari sormontati da timpano ad arco ribassato, centrati da busti su mensole a peduccio, sopra i portali due porte finestre ad arco rettangolari con mostre mistilinee, a loro volta sormontate da oculi entro ornato a valva di conchiglia. La parte centrale del primo ordine è segnata da un portale rettangolate con mostra coronata da un doppio timpano ad arco ribassato incluso in un secondo triangolare spezzato. Sopra il portale vi è una finestra rettangolare, con cornice e timpano ad arco spezzato ad ala di pipistrello, sormontato da uno stemma. Sopra i capitelli delle paraste del primo ordine vi è una trabeazione a fascia con cornicione a dentelliornata da mascheroni zoomorfi felini in stile "mostaccini". Il secondo ordine con spioventi curvilinei concavi, terminanti in basamenti, mentre la parte centrale, centrata da un grande oculo, è mistilinea
Notizie storico critiche
Il modellino ligneo, il secondo realizzato da Bernardo Buontalenti, dà forma a una delle soluzioni elaborate per la nuova facciata del Duomo, dopo che nel 1587 fu demolita quella medioevale per volere del granduca Francesco I.Questo secondo modello di Buontalenti si presenta molto diverso dal primo, che era assai più elaborato nell’ornamentazione. Qui il motivo dominante fosse la creazione di tre grandi fornici molto alti e profondi, nei quali trovano spazio le porte d’ingresso. Si tratta di una soluzione che ricorda gli archi di trionfo dell’antichità e, al contempo, riprende il ritmo dei tre archi accostati che caratterizza ciascun lato della fascia basamentale del Battistero. In questo modo Buontalenti intendeva creare un collegamento visivo e una sorta di continuità ideale tra l’architettura medioevale del Battistero e la facciata “moderna” del Duomo. Trattandosi del modello più piccolo di quelli pervenutici, è stato riconosciuto sia da Busse che da Sanpaolesi con quello "picholo" indicato nell'Inventario delle robe del Buontalenti del 1608. Nel primo catalogo del Museo fu assegnato ad ignoto autore, nel secondo curato da Poggi, fu invece attribuito al Dosio. Successivamente la Daddi Giovannozzi e il Berti lo riferirono a Cigoli in collaborazione con Buontalenti, mentre Venturi e Gambuti lo attribuirono al solo Cigoli, Successivamente, Matteoli, propose su basi stilistiche di riferire la paternità del modello al Passignano