Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la terza da destra in alto, nella Tribuna della Croce), con arco a sesto acuto sono raffigurati due personaggi dell' Antico Testamento, entrambi in piedi, a figura intera e leggermente rivolti verso il centro. Il profeta a sinistra, con copricapo cilindrico bianco e rosso, indossa un mantello rosso (decorato da fiori trilobati bianchi e gialli) sopra la lunga veste azzurra; stringe un cartiglio nella mano destra ed ha la sinistra posata sul petto. Il personaggio a fianco, dalla posa quasi frontale, porta un mantello rosso gettato dietro le spalle ed operato con un motivo ad ampi racemi sopra la veste azzurra (con maniche e balza verde) e tiene con entrambe le mani un lungo rotulo. Lo sfondo azzurro è delimitato in alto da una serie di archetti ogivali. Nella zona inferiore compaiono altri due profeti, anch'essi a figura intera e parzialmente rivolti verso il centro; il primo, con manto giallastro a fiori trilobati azzurri e rossi sopra la veste verde (e copricapo cilindrico bianco), stringe un cartiglio nella mano destra ed ha la sinistra sollevata nel consueto atteggiamento oratorio; il personaggio a fianco, in posizione quasi frontale e dalla più accentuata monumentalità, indossa un ampio mantello viola (con fiori trilobati gialli e azzurri) sopra la veste verde e rossa ed uno strano copricapo di foggia orientale; tiene un rotulo svolto con entrambe le mani. I due profeti sono collocati in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a sesto acuto. La bordura che delimita l' intera composizione è formata da un motivo vegeto-floreale policromo su fondo rosso, leggermente differenziato nelle due zone della vetrata ed interrotto nella parte superiore sinistra, da un elemento romboidale.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata a Bernardo di Francesco il 22 aprile 1439 assieme a quelle sopra le cappelle di S. Bartolomeo, S. Tommaso e S. Antonio Abate; risulta conclusa e montata in data 19 dicembre 1491, ultima tra quelle allogate al maestro vetraio. I documenti del 27 febbraio e 17 maggio 1494 testimoniano di un rifacimento a questa vetrata eseguita da Sandro di Giovanni Agolanti fiorentino. L’opera in esame al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che in genere si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi separatamente di tutte le vetrate della Cattedrale fiorentina con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici, come pure delle personalità dei diversi maestri vetrai, fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen. In particolare, riguardo alla vetrata in questione, la studiosa, dopo aver notato l’alterazione dell’originario cromatismo marrone-dorato a causa dei numerosi restauri succedutesi nel corso dei secoli, osserva la notevole complessità dei volti, la cui pittura può risalire in parte ai restauri del Quattrocento; in effetti, come nota giustamente Marchini i due profeti della metà destra sono di stile più tardo e si ricollegano forse a disegni del Pollaiolo. Probabilmente le due figure originarie erano state danneggiate dal fulmine che nel 1492 fece cadere in quella direzione molti marmi della lanterna della cupola, e furono quindi rifatte nel 1494 da Sandro di Giovanni Agolanti.
Relazione iconografico religiosa
Le quindici vetrate delle tribune, ciascuna corrispondente all’arcone di una cappella, sono compartite in quattro campi figurati, ospitanti personaggi dell’Antico Testamento che sono in genere identificati come Profeti.
Nella presente vetrata sono raffigurati profeti non identificati.