Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la seconda a destra, in alto, nella tribuna centrale) con arco a sesto acuto, sono raffigurati i patriarchi Giacobbe ed Abramo, il primo di tre quarti ed il secondo lievemente rivolto verso il centro; indossano entrambi un ricco manto decorato da grandi fiori a quattro petali (azzurri su fondo giallo nella figura di sinistra e verdi su bianco in quella di destra) sopra una veste rispettivamente azzurra e viola; Giacobbe tiene in mano un cartiglio ed Abramo un libro: sullo sfondo appare una bifora con archi a sesto acuto. Nella parte inferiore sono rappresentati altri due personaggi veterotestamentari, i figli di Giacobbe, Giuda e Giuseppe, anch'essi a figura intera e lievemnete rivolti verso il centro; Giuseppe tiene un cartiglio nella destra ed indossa sopra la veste azzurra un ricco mantello verde ornato da grandi fiori a sei petali gialli, bianchi e rossi; Giuda, reso di tre quarti, stringe il cartiglio con la mano sinistra e solleva l' altra in atto di colloquio; porta una corta veste azzurra con sopra un semplice manto rosso. La bordura che circonda l' intera composizione è formata nella parte superiore da un nastro avvolto a spirale attorno ad un ramo fiorito e nella parte sottostante da una serie di motivi vegeto-floreali policromi. La grisaglia, dove compare, è data con sfumature.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata a Bernardo di Francesco una prima volta il 16 aprile 1432 assieme ad altre tre della medesima tribuna che doveva raffigurare scene della vita della Vergine, tema in seguito abbandonato (la vetrata centrale, sopra la cappella di S. Zanobi, era già stata allogata allo stesso Bernardo l’8 aprile del medesimo anno). Il 20 aprile 1434 Lorenzo Ghiberti diede i disegni. Nel frattempo vengono registrati alcuni pagamenti a Bernardo di Francesco, dal cui testo però non è possibile precisare a quale delle due vetrate si riferisse quello del 1435 ed a quale quelli del 1437-38; la stessa mancanza di chiarezza si rileva nei pagamenti fatti al Ghiberti nel 1436 e 1438; infatti nel documento del 1436 si parla genericamente del disegno da lui dato per quattro finestre nella tribuna di S.Zanobi ed in quello del 1438 di un disegno in “charte di bambagia” con quattro figure per una finestra nella medesima tribuna.
L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune, è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi separamene di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici nel 1938 dalla Van Straelen; riguardo alla npresente vetrata, la studiosa si dilunga nella spiegazione dell’intricato problema documentario accennando poi ai rifacimenti subiti da essa. E. Neri, nel suo accurato esame della vetrata sopra la cappella di S.Pietro, accenna anche a questa finestra, attribuendole entrambe per induzione a Lorenzo Ghiberti dopo un’attenta analisi documentaria.
Relazione iconografico religiosa
Le quindici vetrate delle tribune, ciascuna corrispondente all’arcone di una cappella, sono compartite in quattro campi figurati, ospitanti personaggi dell’Antico Testamento che sono in genere identificati come Profeti.
Nella presente vetrata sono raffigurati Giacobbe, Abramo, Giuseppe, Giuda.
Giacobbe fu il fratello gemello Esaù e terzo dei grandi patriarchi biblici, che anticamente la Chiesa considerava una prefigurazione di Cristo. Nacque subito dopo Esaù e tenendo in mano un suo calcagno, segno che doveva soppiantarlo. Esaù era un cacciatore, un uomo della steppa; Giacobbe invece era un uomo tranquillo che dimorava sotto le tende. La loro rivalità fu intesa come simbolo del conflitto tra Ecclesia e Synagoga. Gli episodi della vita di Giacobbe sono stati raffigurati in diverse epoche, sia come scene indipendenti sia entro cicli.
Abramo è stato il primo dei grandi Patriarchi ebrei dell’Antico Testamento. Chiamato da Dio, lasciò la città caldea di Ur con la moglie Sara e il nipote Lot per recarsi nella terra di Canaan. È raffigurato con i capelli bianchi e una barba fluente. Suo attributo è il coltello con il quale doveva sacrificare il figlio Isacco.
Giuseppe è stato il primo figlio di Giacobbe e Rachele. I suoi molti fratelli, maggiori di lui, erano in realtà suoi fratellastri, essendo figli di Lia, l’altra moglie di Giacobbe, o di ancelle. Gli episodi della sua storia avventurosa sono sempre stati presenti nell’iconografia cristiana a partire dal VI secolo, soprattutto come soggetto di cicli pittorici narrativi. Per la Chiesa medievale la vita di Giuseppe prefigurava quella di Cristo e a ciò si deve la sua importanza nell’arte religiosa.
Giuda è stato il quarto ed ultimo figlio di Giacobbe e Lia.