Descrizione
Nella parte superiore della vetrata (la terza da destra, in alto, nella tribuna di S. Antonio Abate), con arco a sesto acuto, compaiono due personaggi coronati dell'antico testamento, entrambe in piedi, a figura intera e lievemente rivolti verso il centro. Il profeta (o re) a sinistra (con corto mantello rosso e verde decorato da fiori trilobati verdi e gialli) sorregge con la mano destra un sottile scettro, tiene un cartiglio nella sinistra ed ha un pugnale appeso alla cinta; il personaggio a fianco ha le mani giunte sul petto ed indossa un suntuoso mantello azzurro (con fiori quadrilobati gialli e verdi) sopra la lunga veste verde. Entrambi hanno lunga barba e capelli bianchi e portano una sorta di piccolo turbante con sopra le corone. Le due figure sono collocate in un interno definito superiormente da una volta a crociera con archi a sesto acuto ed esili colonnette laterali. Nella zona inferiore della vetrata compaiono altri due personaggi veterotestamentari, anch' essi coronati a figura intera e rivolti verso il centro; il primo, con uno scettro nella mano sinistra ed un piccolo tabernacolo posato sulla destra, indossa un manto verde con fiori quadrilobati gialli e rossi sopra la veste azzurra decorata da fiori a tre petali giallie verdi; la più monumentale figura di vegliardo che lo affianca (anch' essa con uno scettro nella mano sinistra) porta un sontuoso mantello rosso dal ricco decoro ad ampie maglie ogivali con all' interno fiori di cardo verdi e gialli. I due re (o profeti) sono collocati in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a sesto acuto. La bordura che circonda l' intera vetrata è decorata da motivi vegeto-floreali policromi su fondo rosso. La grisaglia è data con sfumature.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata a Bernardo di Francesco il 22 aprile 1439 assieme a quella sovrastante la cappella di S. Tommaso specificando che dovevano essere “illius qualitatis et perfectionis” od anche migliori delle tre da lui già eseguite per la tribuna di S. Zanobi; nello stesso documento gli venivano allogate anche le finestre sopra la cappella di S. Bartolomeo e S. Stefano. In data 14 ottobre 1440 è registrato un pagamento a Bernardo di lire quattordici per la vetrata in esame e l’8 novembre del medesimo anno si pagavano lire otto al Ghiberti per il “disegno della sopradetta finestra” (in questo documento non si specifica di quale vetrata si tratti, ma se dobbiamo prestar fede all’ordinamento del Poggi, il “sopradetta”, deve riferirsi all’opera in discussione che è menzionata nel documento immediatamente precedente). Il maestro vetraio veniva saldato il 29 dicembre 1440 quando la vetrata era già stata eseguita e messa a posto. L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di essa. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi, da lui ordinati e riassunti poi in brevi commenti su ogni singola opera. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici come pure della personalità dei diversi maestri vetrai, fu tentato nel 1938 dalla Van Straelen; in particolare, riguardo all’opera in questione, la studiosa osserva come lo schema compositivo, sicuramente ghibertiano, sia stato in parte alterato dai restauri eseguiti nel corso dei secoli che ne hanno mutato gli originari rapporti cromatici.
Relazione iconografico religiosa
Le quindici vetrate delle tribune, ciascuna corrispondente all’arcone di una cappella, sono compartite in quattro campi figurati, ospitanti personaggi dell’Antico Testamento che sono in genere identificati come Profeti.
Nella presente vetrata sono raffigurati profeti non identificati.