Descrizione
Nella parte superiore della vetrata, la prima da destra in alto nella tribuna di S. Antonio Abate, sono raffigurati dei personaggi dell' Antico Testamento entrambi in piedi, a figura intera e rivolti verso il centro. Il profeta a sinistra, con barba e capelli bianchi, stringe un cartiglio nella mano destra e con l' altra trattiene sul petto il ricco manto rosso decorato da stelle bianche e foderato di giallo (al di sotto compare parte della veste verde con fiori gialli trilobati). Il personaggio a fianco, dall' aspetto più giovane, tiene il braccio sinistro sollevato in atteggiamento oratorio; porta un copricapo a calotta ed ha, morbidamente drappeggiato sul petto, un manto azzurro con fiori trilobati gialli sopra la veste rossa. Il fondo azzurro è concluso in alto da un archetto trilobato. Nella zona inferiore compaiono altre due figure veterotestamentarie, la cui torsione verso il centro è meno accentuata; a sinistra Davide indossa una ricca veste bianca ornata da grandi fiori esolobati rossi e gialli; dietro la quale si intravede il manto rosso e verde posato su di una spalla; a fianco un giovane, con copricapo di foggia orientale, tiene un cartiglio nella mano destra ed indossa una sorta di pianeta viola (con fiori a quattro petali gialli e bianchi) sopra la veste verde. Le due figure sono collocate in un interno chiuso sul fondo da una bifora con archi a sesto acuto. La bordura che delimita l' intera vetrata ha un decoro a gigli stilizzati bianchi e azzurri che si alternano sul fondo rosso. Da notare l' uso del rosso placcato nel mantello del profeta in alto a sinistra. La grisaglia, dove compare, è data con sfumature.
Notizie storico critiche
La vetrata fu commissionata a Guido di Niccolò il 22 aprile 1439 assieme a quella attigua sovrastante la Cappella di S. Simone e S.Taddeo (dallo stesso documento apprendiamo che le due vetrate erano state allogate in precedenza a Bernardo di Francesco) e risulta montata il 9 novembre 1441. L’opera in esame, al pari di quasi tutte le altre vetrate delle tribune, è stata oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che, in genere, si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse. Fu il Poggi, nel 1909, il primo studioso ad occuparsi di tutte le vetrate della cattedrale fiorentina, con la pubblicazione dei documenti ad esse relativi. Un’analisi più approfondita che tenesse conto dei dati stilistici e tecnici, come pure della personalità dei diversi maestri vetrai fu tentata nel 1938 dalla Van Straelen: nel paragrafo da lei dedicato all’attività di Guido di Niccolò accenna alla vetrata in esame notando il forte contrasto di azzurro e di rosso (al pari della finestra vicina, eseguita dallo stesso maestro vetraio); ritiene inoltre probabile che Guido avesse lavorato su un disegno proprio, non essendo documentato alcun intervento del Ghiberti.
Relazione iconografico religiosa
Le quindici vetrate delle tribune, ciascuna corrispondente all’arcone di una cappella, sono compartite in quattro campi figurati, ospitanti personaggi dell’Antico Testamento che sono in genere identificati come Profeti.
Nella presente vetrata sono raffigurati Obed, Booz, David.
Booz fu un ricco proprietario terriero di Betlemme imparentato con la suocera di Rut, Noemi. Su consiglio di quest’ultima, una notte Rut si distese ai piedi di Booz che dormiva in campagna e si innamorò di lui. Egli riconobbe la sua virtù e decise di ritenersi responsabile di lei come un parente. Booz sposò Rut. Naomi accolse positivamente tale unione, tanto che alla fine la nonna abbracciò felice il piccolo Obed, nato dal matrimonio fra la nuora e Booz. Obed fu il padre di Jesse, che a Betlemme genererà il futuro re David. In quanto bisnonna di Davide, Rut viene considerata un’antenata di Cristo.
Davide fu un pastorello e divenne re di Israele. Sembra che la testimonianza biblica su questa complessa e variegata figura risenta fortemente di elementi leggendari. Davide fu un bandito, un guerriero e un uomo di stato; fece di Israele un regno unito, conquistò Gerusalemme e la scelse come capitale; era citaredo e la tradizione lo ritiene l’autore dei Salmi; come re non fu alieno da intrighi che, tra l’altro, costarono la vita al marito della sua amante. È una figura importante nell’arte cristiana non solo come «tipo» o prefigurazione di Cristo, ma, secondo quanto sostiene Matteo, come suo diretto antenato. I suoi attributi sono uno strumento a corde (per lo più una cetra) e una corona. Nelle raccolte medievali di Salmi è raffigurato mentre suona la cetra o a volte il salterio; ma nell’iconografia rinascimentale, soprattutto nel XVI secolo, regge più frequentemente uno strumento ad arco, spesso una viola.