Descrizione
La lapide tombale reca in alto un'iscrizione con il nome della famiglia del defunto, seguita da uno scudo araldico relativo alla famiglia Pilli. La lastra presenta un bordo sottile con una leggera rastrematura verso l’interno. Nel centro è uno scudo triangolare interzato in palo con un motivo a vaio. Dalla punta dello scudo su ciascun lato si diparte uno stelo con poche foglie, terminante in un fiore stilizzato a rosetta. In alto, al centro della cornice della lastra, in caratteri gotici è l’iscrizione “DE PILLIS S(epulcrum)".
Notizie storico critiche
Lo stemma sulla lapide trova confronto in uno scudo gotico decorato con fogliami conservato nel Museo di S. Marco a Firenze, anch'esso risalente al XIV secolo. Poggi ricorda che la lastra, ai primi anni del Novecento conservata nella prima sala del museo, fu rinvenuta durante i lavori di rifacimento della facciata del Duomo fiorentino (p. 30). Prima di lui, Follini aveva supposto che in origine essa appartenesse ad un'altra famiglia. Solo in seguito il bordo sarebbe stato ridotto e l’iscrizione vi sarebbe stata incisa. Circa quest'ultima il Richa menziona un Alessandro Pilli che nel 1345 fu tra i consiglieri del Comune in una causa d'appello contro una sentenza di Fra Pietro dell'Aquila. In realtà, la famiglia Pilli è una delle più antiche e rilevanti casate di Firenze. Mediante l'allusione allo stemma (la colonna del Vaio) Dante la fa addirittura citare da Cacciaguida (Pd XVI 103) come una fra le più cospicue del XII secolo, insieme con i Sacchetti, ai Giuochi, ai Fifanti, ai Barucci, ai Galli e ai Chiaramontesi. Il Villani annovera i suoi membri fra i "gentili uomini e grandi in quelli tempi abitanti nel quartiere della porta di San Brancazio [Pancrazio]", e l'Anonimo ne descrive lo stemma che, nella sua stessa figurazione (di rosso al palo di vaio), documenta l'antichità e la nobile origine della famiglia. In seguito i Pilli si divisero in guelfi e ghibellini. I guelfi rimasero nella politica della città mentre i ghibellini se ne andarono. La famiglia Pilli diede alla città sette priori. La loro vicenda genealogica continuò fino al XVIII secolo, e si concluse nel 1709 con la morte di un Giulio di Alfonso.