Descrizione
Questo frammento dell'archivolto della porta della Mandorla si compone, fin dall'origine, di due lastre marmoree. Nella lastra superiore, oggetto della scheda, compare la figuretta di Ercole, al centro di racemi di acanto: l'eroe è raffigurato stante e nudo, poggiato alla clava che impugna con la mano destra e risulta mutilo del volto. Nella zona inferiore una losanga esagonale include il busto di un angelo, che regge fra le mani un cartiglio.
Notizie storico critiche
E' noto dai documenti (Poggi 1904) che l'archivolto della porta della Mandorla fu realizzato fra il 1406 e il 1409, a opera di Antonio di Banco e del figlio Nanni, e di Pietro di Niccolò Lamberti detto il Pela. Il documento non chiarisce quali siano le parti di spettanza dei tre scultori, peraltro attivi con altri artisti anche negli sguanci sottostanti della porta, in merito ai quali i documenti conservano più precise indicazioni sulle parti dovute ai diversi autori (Kreytenberg 1995, p. 148). Per quanto le parti dovute al Lamberti negli sguanci siano identificabili con sufficiente certezza, la critica si è divisa quando si è trattato di riconoscere la mano dell'artista nell'archivolto, tanto che il lungo dibattito storiografico al riguardo non è approdato oggi ad una posizione univoca. Di ciò si è avuto conferma anche in tempi assai recenti, nelle divergenti posizioni riassunte dal Kreytenberg (2012) che ha ribadito l'attribuizione al Lamberti della zona destra dell'archivolto, e dal Galli (2013), che la riconosce come opera di Antonio di Banco con l'intervento del figlio Nanni, per la più moderna e classicheggiante figura di Ercole.
I due simmetrici laterali dell'archivolto si compongono ciascuno di tre busti di angeli, intervallati da figurette racchiuse fra i racemi di acanto, mentre al punto di giunzione è raffigurato il Cristo in pietà.
Alcuni elementi dell'archivolto, e anche quello che qui si esamina, furono rimossi dalla porta a causa del loro stato di conservazione e sostituiti con copie, durante i restauri realizzati dal 1869 al 1871 dall'architetto Emilio De Fabris.
Relazione iconografico religiosa
Il significato iconografico degli stipiti e archivolto della porta della Mandorla ha dato luogo a tre diverse posizioni critiche, per quanto riguarda la presenza delle figure tratte dal repertorio tematico dell'antichità classica. Il Panofsky (1960) ha proposto un'interpretazione in chiave teologica, identificando quattro delle otto figurette con le Virtù cardinali, e in questa direzione ha proseguito Ettingler (1972) che ha interpretato le ripetute raffigurazioni di Ercole presenti nella porta come allegorie delle Virtù cristiane. Altri hanno visto nella rilevanza che l'eroe mitico indubitabilmente acquista fra i decori della porta, un portato dell'importanza simbolica che dal Duecento in poi Ercole riveste nell'iconografia civica fiorentina, tanto da passare poi in quella medicea. Non a caso, in anni di poco precedenti alla porta della Mandorla, Coluccio Salutati, uno fra i maggiori umanisti fiorentini, si dedicava alla stesura del De laboribus Herculis. Altri infine, abdicando all'interpretazione dei possibili significati sia religiosi che civici dei soggetti di matrice classica, li leggono come affascinanti citazioni della scultura romana verso la quale l'arte fiorentina si andava orientando.
Appaiono invece del tutto coerenti le presenze angeliche, che ricorrono anche sugli altri accessi della Cattedrale.