Descrizione
Il monumento funebre è composto di due elementi marmorei: una targa rettangolare con l’epitaffio e, al di sopra, il busto ritratto di Giotto di Bondone entro un clipeo.
La targa è inclusa in una cornice modanata con foglie d’acanto e al suo interno l’iscrizione è a tutto campo, in capitali latine incise e campite in nero. Nel medaglione è il ritratto ideale a mezzo busto di Giotto, in alto rilievo, colto di tre quarti da sinistra. Giotto è raffigurato come un uomo sulla cinquantina, in abiti del suo tempo, capo ricciuto, volto fortemente caratterizzato (naso schiacciato e doppio mento, in ottemperanza alla tradizione petrarchesca che lo ricordava brutto e quasi deforme), ma sguardo sereno, intento nel lavoro: stringendo con la mano destra delle pinzette completa su una tavoletta centinata montata su un cavalletto un mosaico raffigurante il Volto Santo, usando le tessere contenute in un vasetto che tiene nella mano sinistra. Il fondo è in marmo verde. La cornice del tondo è finemente lavorata con motivi a dentelli, greche e girali e con una ghirlanda di verzure con frutti e bacche tenute da un nastro.
Notizie storico critiche
Giotto di Bondone fu il più grande artista del XIV secolo, fiorentino, fu eletto capomaestro dell’Opera di Santa Maria del Fiore nel 1334 e in quest’anno avviò la costruzione del campanile che ancora porta il suo nome. Morto nel 1337, il suo corpo fu seppellito nell’antica basilica di Santa Reparata, ma né i suoi resti né una lapide siano mai stati trovati. Più di centocinquanta anni dopo, quando la nuova Cattedrale era ormai ultimata, un documento testimonia il pagamento a Benedetto da Maiano per il suo monumento funebre: è il 4 settembre del 1490. Questo monumento si inserisce nella serie dei sepolcri e cenotafi realizzati in Cattedrale a partire dal XIV secolo e dedicati alle personalità importanti della storia di Firenze: artisti, capitani di ventura e altri, che fanno del corpo basilicale di Santa Maria del Fiore una sorta di “Pantheon” fiorentino.
In particolare, questo di Giotto e il suo gemello, il cenotafio di Antonio Squarcialupi, (oggi collocato sulla parete della navata opposta), furono commissionati da Lorenzo il Magnifico intorno al 1490 a Benedetto da Maiano e alla sua bottega nell’ambito di un programma volto a una narrazione campanilistica della supremazia culturale fiorentina. Sia questo monumento che l’altro, di poco successivo, allo Squarcialupi, riprendono nell’invenzione quello realizzato da Andrea Cavalcanti, detto il Buggiano, per il padre adottivo Filippo Brunelleschi: targa con epitaffio rettangolare e clipeo con il busto ritratto del defunto.
L'epitaffio fu composto dal poeta della “corte” laurenziana, Agnolo Poliziano. Il monumento risulta nella posizione attuale dal 1841, quando fu spostato per ragioni di armonizzazione nel riordino degli arredi della Cattedrale. In origine era collocato sulla parete opposta, quasi certamente al centro della parete della prima campata (presumibilmente in corrispondenza del luogo di sepoltura). Fu Giovanni Villani a tramandare la sepoltura di Giotto nell’antica Santa Reparata, pur non specificando la posizione. Successivamente, nel Cinquecento, sia Vasari che Giovan Battista Gelli ricordarono una lastra bianca nel pavimento di Santa Maria del Fiore, a segnare il luogo dell’antica sepoltura, ma non è dato sapere se questa lastra appartenesse al monumento quattrocentesco o fosse più antica. Verso la fine del XVI secolo, presumibilmente per far posto alla nicchia dell’Ammannati, il monumento fu spostato nella navata destra, probabilmente accanto a quello di Brunelleschi, prima della nicchia.
L’opera si inserisce nella fase di Benedetto da Maiano tra il ritorno da Napoli e i lavori nella Cappella Strozzi. L'inserimento di una porzione a mosaico nel ritratto rimanda alla rinascita dell'interesse proprio in epoca laurenziana per questa tecnica, particolarmente nel cantiere della Cattedrale: si pensi alla lunetta nella Porta della Mandorla di Ghirlandaio, coeva, e al progetto (sembra promosso dallo stesso Lorenzo il Magnifico) di decorare a mosaico la volta della Cappella di San Zanobi, solo parzialmente realizzato.
Relazione iconografico religiosa
L’invenzione complessiva è ripresa da quella del monumento funebre a Brunelleschi del Buggiano, e rispecchia l’estetica brunelleschiana fondata sulle figure geometriche del cerchio e del quadrangolo, nel più ampio recupero delle forme classiche e, particolarmente, dei ritratti clipeati e dell'uso nelle iscrizioni di eleganti capitali latine.
L’originalissima idea di rappresentare il pittore intento a creare una tavoletta a mosaico raffigurante il Cristo serve a introdurre l’elemento sacro e di celebrare Giotto come artefice e intellettuale cristiano. Su questo significato celebrativo anche il ritrarlo come mosaicista è un evidente rimando al suo celeberrimo mosaico nella faccia antistante il portico dell’antica basilica di San Pietro, centro della cristianità.