Descrizione
Pittura ad affresco riportato su tela, raffigurante il monumento funebre a fra’ Luigi Marsili. Il dipinto finge un monumento funebre a parete, in pietra grigia, costituito da più elementi sovrapposti, sulla cui sommità c’è il corpo giacente del defunto. Dal basso verso l’alto si vedono: una cornice classicheggiante con ovuli, sopra la quale aggettano quattro mensoloni fogliati, terminanti a fuselli, intervallati da tre specchiature centrate da clipei (i laterali con rosoni e il centrale con una figure femminile di profilo). Al di sopra, due cornicioni modanati comprendono una targa con l'epitaffio in capitali latine nere su campo bianco. A sua volta questo elemento è sormontato da un corpo quadrangolare, ornato sul lato frontale dalle personificazioni delle tre virtù teologali in rilievo, spartite da lesene classicheggianti. Ancora più in alto c’è un raccordo concavo ornato da ghirlande e festoni che fa da base al sarcofago a cassa, decorato da due angeli affrontati ai lati di una ghirlanda, contenente la testa di un leone. Sulla sommità c’è il corpo del defunto, sbarbato e calvo, verso i sessanta, segnato da rughe, con indossa l’abito dell’ordine agostiniano e un tomo rosso tra le mani incrociate sul ventre.
Notizie storico critiche
Luigi Marsili (Firenze 1342 ca. - 1394) è stato un letterato e un teologo, appartenente all’ordine agostiniano. Fu tra i padri dell’umanesimo italiano (amico di Petrarca) e nel convento fiorentino di Santo Spirito dove risiedeva diede vita a un importante centro culturale. Per l’autorità acquisita ricevette numerosi incarichi dalla Signoria, che perciò, alla morte, dispose un funerale pubblico e ordinò all’Opera del Duomo la costruzione di un degno sepolcro (provvisione del 27 agosto 1394). Il monumento funebre fu commissionato solo quattro decenni dopo, in concomitanza con il Concilio di Firenze e a pochi anni dalla consacrazione di Santa Maria del Fiore. Il dipinto fu commissionato a Bicci di Lorenzo, ma la critica attribuisce l'esecuzione al figlio Neri, operante nella bottega e stilisticamente più aggiornato.
L’affresco fu trasportato su tela e dotato di cornice nel 1842, in occasione dei rinnovamenti leopoldini effettuati dall’architetto Gaetano Baccani.
Relazione iconografico religiosa
La commissione di questo monumento dipinto rientra nella volontà della Repubblica di fare dello spazio basilicale della Cattedrale un pantheon delle grandi personalità della storia di Firenze. Bicci di Lorenzo (o Neri) concepì quest’opera riprendendo il cenotafio del vescovo Pietro Corsini di Giovanni dal Ponte (1422), che è pressoché identico sia nell’invenzione (un dipinto che finge un monumento a parete), che nelle dimensioni. Ma l’idea di un sepolcro a parete costituito da più elementi marmorei sovrapposti, con il ritratto del defunto giacente in apice, riprende una tradizione più ampia di sepolcri monumentali visibili in Cattedrale e in Battistero: dal sepolcro del Vescovo d’Orso di Tino di Camaino (1322), al ritratto equestre di Giovanni Acuto di Paolo Uccello (1436), passando dalla tomba al cardinale Coscia, già papa Giovanni XXIII, di Donatello e Michelozzo (1422-1428).
Particolarmente originali sono alcuni dettagli iconografici. Il profilo della donna potrebbe essere una personificazione della teologia o della filosofia, mentre è più difficile comprendere la testa di leone. Le tre virtù hanno attributi che le rendono difficili da riconoscere, probabilmente sono le tre teologali (come nel monumento a Pietro Corsini): a sinistra, la Fede, che fa un gesto e tiene un oggetto che richiamano il mistero della Trinità; al centro la Carità, con l’arco e le frecce dell’amore; e, a destra, la Speranza, che ha l’uccello, forse un simbolo del suo volare verso la meta celeste.