Descrizione
Pittura ad affresco riportata su tela, raffigurante il monumento funebre al cardinale Pietro Corsini. Il dipinto finge un monumento funebre a parete, in pietra, costituito da più elementi sovrapposti, sulla cui sommità c’è il ritratto del defunto giacente. Dal basso verso l’alto si vedono: quattro mensoloni fogliati che sostengono un cornicione, sopra il quale s’imposta un dossale ornato da tre riquadri con le personificazioni in bassorilievo delle tre Virtù teologali (la Carità ha due elementi dipinti come fossero dorati). Sopra il dossale si sovrappongono una serie di cornici aggettanti che fanno da base al sarcofago, a cassa, ornato sul fronte da due angeli reggi-ghirlanda, con al centro lo stemma (a colori) della famiglia Corsini. Sul cataletto sommitale è il ritratto del defunto giacente, come di pietra, in abiti vescovili e con il galero (questo è raffigurato come reale, di colore rosso vivo).
Notizie storico critiche
Pietro Corsini (Firenze, primi decenni sec. XIV?) vescovo di Firenze e cardinale, morì ad Avignone il 16 agosto 1405.
All’elezione ad arcivescovo del nipote Amerigo, nel 1411, il corpo del cardinale fu poi riportato a Firenze, per essere seppellito in Cattedrale, dove nel 1391 aveva aveva ottenuto il privilegio di erigere una cappella privata dotata di altare in prossimità della cupola, in virtù della sua carica e rispettando la gravità di un’opera del comune. Il corpo però trovò probabilmente sepoltura nella cappella di famiglia in Santa Maria del Carmine. A seguito di un ritardo dovuto a una diatriba legale tra i consoli della Lana e gli eredi del cardinale, nel 1422 fu eseguito il monumento funebre per ottemperare alle volontà testamentarie e ad un lascito del cardinale relativi alla propria sepoltura. Nel 1843 il dipinto, come gli altri monumenti funebri affrescati in Duomo, fu trasferito su tela nell’ambito delle sistemazioni in chiave purista operate dall'architetto Baccani su volontà del granduca.
Il Vasari è il primo a riportare memoria del dipinto, riferendolo alla mano di Lorenzo di Bicci, e fu il Milanesi a datarlo su base documentaria al 1422, ma accogliendone la tradizionale attribuzione. Solo nel 1990 Cecilia Frosini notò differenze stilistiche tra questo monumento e quello di Luigi Marsili e propose il nome di Giovanni di Marco da Ponte, un artista della cerchia di Lorenzo Ghiberti.
Relazione iconografico religiosa
Il cenotafio Corsini rientra nella serie dei monumenti funebri o commemorativi dei grandi della storia di Firenze che ornano le navate della Cattedrale, facendo di quest’area un pantheon cittadino. Quest’opera costituisce un importante precedente all’interno di questa serie, in quanto è la prima che restituisce in pittura l’illusione di un monumento in pietra a parete. Seguiranno questo modello, evolvendolo, i Bicci nel monumento a Luigi Marsili, (che è appositamente concepito a pendant di questo) e Paolo Uccello e Andrea del Castagno in quelli ai capitani di ventura. L’invenzione del monumento si rifà ai sepolcri marmorei gotici toscani, su tutti quello al vescovo d’Orso di Tino di Camaino, posto in controfacciata.