Descrizione
Il reliquiario è in lamina d'argento a sbalzo, con parti a fusione, ed è a pianta triangolare. Il piede è piramidale, a facce curvilinee, e si sostiene su due piedini a ricciolo. Esso è decorato con una corolla di foglie alla base, e quindi con teste di Cherubini tra volute fitomorfe. Al centro è una cartella recante un'iscrizione. Al di sopra è il fusto, breve, con ampio nodo, sovrapposto allo stemma. Su di esso è l'edicola, triangolare, con aperture ovali incorniciate da gemme. In apice alla copertura è una statuetta con l'Agnus Dei.
Notizie storico critiche
La reliquia, che è la più importante del santo conservata a Firenze, fu donata dall'antipapa Giovanni XXIII, quando venne a Firenze nel 1419, per morirvi l'anno seguente. La circostanza è accennata dal Del Migliore e raccontata più largamente dal Richa, il quale riporta il testamento del suddetto papa, al secolo Baldassarre Coscia. L'importanza della reliquia, ancora a detta del Richa, era corroborata dalla presenza di un'autentica del patriarca di Costantinopoli Filoteo, il quale l'aveva donata a papa Urbano V nel 1363. Trafugata, era stata poi recuperata dal Coscia e restituita alla città. La Repubblica, a sua volta, l'aveva consegnata all'Arte di Mercanzia in forma solenne il 13 gennaio del 1420. L'anno successivo, come testimoniato dagli Spogli Strozziani riportati dal Richa e dal Frey, fu incaricato l'orefice Giovanni del Chiaro di realizzare un reliquiario, completato nel 1423. Di questo reliquiario abbiamo vaga notizia dall'Albertini nel 1510; esso fu forse danneggiato dall'alluvione del 1557, insieme ad altre, come questa, conservati in un ripostiglio sotto l'altar maggiore di San Giovanni. Questi reliquiari ebbero una prima risistemazione nel 1596 a opera del Berindelli da Pescia. Il Del Migliore vide questa reliquia conservata in Battistero, in un deposito al di sopra del fonte battesimale. Due anni dopo fu realizzato il presente reliquiario. L'autore, ricordato da Follini, Cocchi e nei cataloghi della mostra del 1933 e del Museo, non danno certezze, tanto che la Becherucci, nel 1969, si limitò a dirlo, genericamente, di manifattura fiorentina. A questa attribuzione si è attenuta la critica successiva, fino a Verdon, nel 2005.
Relazione iconografico religiosa
La reliquia, in quanto tale, per la teologia cristiana, è una testimonianza di santità, qui del Battista, e quindi, un frammento della dimensione di beatitudine di cui ora il santo è partecipe. A questo grado paradisiaco si richiamano gli elementi angelici della decorazione, i bagliori dell'oro e dell'argento. Più precisamente le gemme, e l'Agnus Dei apicale fanno riferimento alla Gerusalemme celeste descritta nel libro dell'Apocalisse e quindi alla speranza cristiana. L'elemento dell'Agns Dei ha poi un valore specifico riguardo a questa reliquia: il dito indice del Battista è quello con cui il santo mostrò per la prima volta il Cristo, usando le parole "Ecce Agnus Dei"; significativamente, dunque, la reliquia è collocata in modo da indicare perpetuamente il Cristo agnello raffigurato sopra la copertura.