Descrizione
La croce processionale è in rame e bronzo, dorati e sbalzati, con parti smaltate, incise e cesellate. Essa è latina, dotata di asta e rinforzo; ha cornici polilobate ai terminali e nella parte mediana del braccio inferiore; ha il perimetro decorato a cornicine perlinate e ogive polilobate a cesello. All'nterno del corpo, sul recto e sul verso, è un cielo blu stellato. Sul recto, ai terminali dei bracci sono, a rilievo, entro cornici quadrilobate, i quattro evangelisti suggeriti dal loro simbolo zoomorfo, mentre, al centro, entro medesima cornice, è il pellicano che dà la propria carne ai figli, sovrapposto ad un sole. Al di sopra, a tutto tondo , è la figura del Cristo sofferente. Sul verso, entro cornici polilobate simili al recto, sono tre profeti, cui si aggiunge, nel terminale inferiore, il Battista. Due lobi mancano di figure, l'inferiore e il mediano, ma appunti graffiti ci dicono esserci stati una figura di Sibilla, in quest'ultimo, e un Agnus Dei nell'altro.
Notizie storico critiche
La croce fu esposta alla mostra del tesoro di Firenze Sacra come opera del XVI secolo, con l'errata indicazione di reliquiari nei terminali. Il Wackernagel la attribuì ad Antonio di Salvi, indirizzato da una notizia di una croce realizzata da questo artista per il Duomo nel 1514. Per Steingräber al Di Salvi apparterebbero le parti decorative, che egli confrontò stilisticamente con gli ornamenti del reliquiario di San Gordiano alla Badia, e con quello del piede di Sant'Antonio abate nel Museo dell'Opera del Duomo; mentre le figure spetterebbero a Luca della Robbia. Egli non vide confronti possibili tra l'ornato della croce e altri esempi di oreficeria fiorentina del XV secolo, mentre il goticismo del Di Salvi, impegnato in quegli anni nell'altare d'argento, gli parve una spiegazione ragionevole. Per le figure pensò al Luca delle porte della sagrestia del Duomo, avanzando l'ipotesi di una datazione al 1470-1480. A questa ipotesi si attenne anche il Rossi nel catalogo del 1964: Antonio di Salvi per la Croce, maniera di Luca della Robbia per le figure. Giulia Brunetti, nel catalogo successivo, attribuì l'intera opera a Luca della Robbia, evidenziando una maggior presenza degli aiuti nelle figure del verso, più deboli stilisticamente. La Lisner, suggerita da Middeldorf, ha poi avvicinato la presente croce con un crocefisso ligneo in San Jacopo in Corbolini. Nel 1980, Pope Hennessy non riprende l'attribuzione della croce a Luca. Nel catalogo del 2000, su indizi documentari, la croce è attribuita ad Antonio di Salvi e a Michelangelo di Viviano.
Relazione iconografico religiosa
La croce appare coerente dal punto di vista iconografico. Il discorso simbolico intorno all'ordine e alla significanza delle sue molte figurazioni verte intorno all'uso stesso che era fatto della croce, ad antecedere le processioni. I fedeli che la seguivano erano infatti costretti alla visione della parte posteriore dell'opera, e questo suggerisce di svolgerne la lettura dal verso al recto. Coerentemente a quest'ordine, sul verso sono i profeti, una sibilla e il Battista, ossia tutti coloro che annunciarono, pur senza vederlo, il Cristo salvatore, qui alluso dall'Agnus Dei, a dar figura dell'ultima profezia, quella del Battista. Si passa idealmente quindi sul lato frontale dove il Cristo si rivela, in croce, secondo il significato eucaristico, che già era anticipato dall'Agnus, e che qui, in corrispondenza, è ripetuto dal Pellicano che dà le proprie carni in pasto ai figli. Ancora, il Cristo è lodato quale "Lux gentium" (Gv, 1, 78 e sgg.), nel simbolo dell'astro solare, collocato ai suoi piedi. Quella luce, per proseguire la metafora teologica, riverbera nei quattro evangelisti, disposti ai quattro terminali, perché testimoni che la irradieranno con la parola ai quattro angoli del mondo. Le stelle, sul fondo blu del fondo, sul verso e sul recto, sono fisse, quindi allusive di un cielo iperuranio, del mondo che sarà e della Gerusalemme celeste. In relazione a loro il Cristo, anche nelle sue declinazioni simboliche del sole e dell'Agnello, rimanda alla speranza della rivelazione apocalittica, quando egli splenderà in eterno sugli uomini in sostituzione agli astri (Ap, 21, 23-25).