Descrizione
La statua raffigura Sant'Antonino Pierozzi arcivescovo; ha forme colossali, al doppio del naturale ed è stata modellata in tele di juta, colle e gesso color ocra su un’anima di legno
Notizie storico critiche
La statua fa gruppo con altre due raffiguranti altri santi cari alla devozione religiosa fiorentina, e sono opera di due importanti scultori toscani dell’ultimo quarto del XVI secolo: San Miniato e Sant’Antonino sono di mano di Battista Lorenzi, San Giovanni Gualberto di Giovanni Caccini.
Sono opere effimere destinate alla parte inferiore della facciata posticcia di Santa Maria del Fiore, allestita su disegno di Giovanni Dosio nel 1589 nell’ambito delle decorazioni cittadine per le nozze di Ferdinando I con Cristina di Lorena. L’antica facciata trecentesca di Arnolfo, rimasta incompleta e rimossa due anni prima, fu sostituita in quest’occasione nell’ordine inferiore da una finta architettura arricchita di pitture, e, appunto, statue, delle quali si sono conservate insieme a queste tre ritraenti i santi vescovi Zanobi, Podio e Andrea Corsini, plasticate da Francavilla e Marchissi. Le due terne di sculture sono distinguibili per materia, tecnica e conservazione: i tre santi sono assai peggio conservati dei tre vescovi, che hanno un modellato pieno in stucco su un’anima in terra e legno.
I sei giganti furono trasferiti nel XVII secolo all’interno della cattedrale (il che ne ha garantito la conservazione) e successivamente, nel XIX secolo, furono definitivamente murati all’interno della tribuna nord ovest, dove tutt’oggi si ammirano lungo il percorso di salita nella cupola. Le loro copie, in resina policroma sono state realizzate in concomitanza dell’apertura del Nuovo Museo dell’Opera e qui collocate per garantirne la massima godibilità.
Relazione iconografico religiosa
Le sei statue sono parte di un gruppo iconologicamente unitario e destinato a glorificare i grandi esempi di santità della storia di Firenze, e quindi attraverso di loro celebrare la Chiesa fiorentina trionfante, nonché, più ampiamente, l’intero granducato. San Miniato nel III secolo portò dall’oriente la fede cristiana, convertì i fiorentini e trovò per primo in queste terre il martirio; San Giovanni Gualberto è il fondatore dei Vallombrsani, nobile ordine che dalla Toscana nell’XI secolo si diffuse in tutta Europa e che a Firenze pose freno alla simonia del clero; infine, sant’Antonino Pierozzi, domenicano e arcivescovo di Firenze nel XV secolo, amico di Beato Angelico e di Cosimo il Vecchio, che fu grande riformatore del suo ordine e di tutta l’arcidiocesi fiorentina. Il significato delle statue, di lode ai massimi esempi della pietà fiorentina, è bene espresso (pur nell’effimero della loro costituzione) dalle loro dimensioni, sopra al naturale, dalla fierezza delle loro pose, dalla possanza delle loro corporature, dall’abbondanza vibrante dei panneggi e degli attributi decorativi; il colore stesso, benché nella povertà dei materiali, fa sembrare queste statue di marmo, e quindi nobili e luminose, come conveniente per effigiare quei grandi santi.