Descrizione
La statua è in marmo bianco ed è oggi conservata nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Il corpo, lavorato a tutto tondo, è ricoperto da un pesante drappeggio ed è leggermente proteso in avanti sulla gamba sinistra. Il piede destro appoggia con la sola punta. La testa, rivolta in avanti e a sinistra, accentua l’equilibrio della figura colta nell’attimo di compiere un’azione. Il volto ha un’espressione dolente e profonda. Le mani dispiegano un rotolo con l’iscrizione: “Johannes Rossus Prophetam me sculpsit Abdiam”.
Notizie storico critiche
Il Profeta Abdia è una scultura attribuita a Giovanni di Bartolo e proviene dalle nicchie del terzo ordine del Campanile di Giotto. La sua esecuzione può essere fatta risalire al 1422. Secondo alcuni autori, l'Abdia, può essere identificato con il profeta a cui Giovanni di Bartolo stava lavorando tra il mese di marzo e il settembre del 1422, e che gli fu saldato nel novembre dello stesso anno.
Nel disegno del Poccetti del 1587, che riproduce la facciata del Duomo prima della demolizione, la statua è riconoscibile come quella all'estrema sinistra del terzo ordine. Questa collocazione giustificherebbe l'orientamento a sinistra della testa, che invece non si adatta alla collocazione sul Campanile nella quale ci è pervenuta. Accettando tale ipotesi si può riconoscere in questa statua l'Abdia ricordatadall'Albertini (1510) fra le opere di Donatello sulla facciata di S. Maria del Fiore. Ma se, come sembra, la statua è rimasta sulla facciata fino al 1587, non si possono riferirle dei documenti riguardanti invece la decorazione del campanile. È certo comunque che l'opera sia da datarsi non oltre il 1423 perchè in un documento dell'anno successivo si legge che il Rosso già da molti mesi si trovava a Venezia.
La statua era stata in origine attribuita a Donatello, ma nel 1831, grazie alla possibilità di leggere da vicino il cartiglio, si riconobbe come un’opera di Giovanni di Bartolo.
Il Profeta oggi conservato nel Museo dell’Opera del Duomo venne smontato dal Campanile e portato nel Museo del Bargello nel 1939 e solo dopo la guerra troverà la sua odierna collocazione. Le operazioni di rimozione vennero eseguite, in occasione della grande campagna di restauri, che coinvolse il Campanile, il Duomo e il BattisteroLa statua fu spostata dalla sua collocazione originaria per disposizione della Soprintendenza, viste le cattive condizioni di conservazione in cui si trovava e per il timore che potesse essere danneggiata da incursioni aeree nemiche, come indicato nei documenti d’archivio (Adunanza del Consiglio 11 settembre 1939, XV 1 1, p. 157, 158, 173). Le indicazioni in merito a questo intervento sono riportate in una nota, datata 21 ottobre 1939, del registro di contabilità della ditta Allegri, che si occupò della rimozione (Registro di contabilità Ditta Alessandro Allegri, XV 1 8, p. 45). Un articolo di giornale apparso su “La Nazione” il 18 ottobre del 1939, parla con grande apprezzamento dei lavori di smontaggio delle statue.
Relazione iconografico religiosa
Il soggetto della statua non presenta attributi iconografici che ne permettano l'identificazione. La statua è stata identificata per l'incisione presente sul caritglio: “Johannes Rossus Prophetam me sculpsit Abdiam”.