Descrizione
Il monumento funebre si presenta oggi composto di tre parti. Nel tratto di parete sottostante è presente l’iscrizione dello scultore. La parte inferiore è un basamento a parete a doppio arco a tutto sesto, poggiante su tre mensole a volute fogliate, con volti nei peducci. Nella parte frontale si trova scolpita in bassorilievo una allegoria della morte: al centro è un drago, montato da un cavaliere in piedi, trifronte, con indosso una cotta, che a destra e sinistra tiene due archi. Con questi sagitta gruppi di figure nelle estremità, tra i quali si riconoscono nobili, re e alti prelati. Nelle parti laterali ci sono putti alati tra racemi fogliati e, al di sopra, vasi da cui fioriscono piante.
Notizie storico critiche
Antonio D'Orso, vescovo di Firenze dal 1301 alla sua morte, avvenuta nel 1320, fu sepolto nel sarcofago il 18 luglio 1321 e il monumento sepolcrale dovette essere stato compiuto intorno al 1322. Nella sua forma attuale è un riassemblaggio delle parti superstiti, cui si devono aggiungere gli angeli reggi-cortina, ora nel Museo. Del monumento sono state tentate varie ricostruzioni: Valentiner (1935), Dan (1977), Kreytenberg (1978, 1986), Tripps (1997), Barbavara (2001), Freni (2009) e Baldelli (2007, 2015). È opinione quasi unanime che un tempo fosse presente una struttura a baldacchino che doveva racchiudere il sarcofago. Nel 1842 l’architetto Baccani lo ricollocò sopra la porta della Mandorla, nella quarta campata della navata sinistra e solo nel 1903, l’architetto Castellucci, ritrovata l'iscrizione di Tino di Camaino in controfacciata, lo riposizionò nella sua posizione originaria.
Relazione iconografico religiosa
Il programma iconografico fu probabilmente concepito da Francesco da Barberino, notaio, poeta ed esecutore testamentario del vescovo D'Orso. L'invenzione, assai singolare, del ritratto del defunto seduto, piuttosto che giacente, è innovativa: rimanda all’uso di esporre in cattedrale il corpo dei presuli defunti e richiama forse anche la tradizione secondo cui il vescovo sarebbe spirato durante la celebrazione di un pontificale. Ma su un piano teologico, la figura del defunto che si abbandona al sonno ha un significato legato alla speranza nella resurrezione, per rimando alle parole di Cristo all’episodio evangelico della resurrezione della figlia di Giairo (Marco 5:21-43): "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Le braccia conserte e l’espressione serena del vescovo, prossimo a perdere coscienza, sembrano alludere alla sua fede nella salvezza dell’anima, cioè al suo Giudizio particolare che è raffigurato nel sarcofago; e oltre: all’attesa escatologica, cioè al Giudizio Finale, alla resurrezione del corpo e alla vittoria sulla morte, la cui personificazione come arciere trifronte è presente nella mensola.