Descrizione
Statua marmorea, raffigurante un uomo in posa eretta su una base poligonale, che si volta sulla propria destra verso il basso e svolge con le mani un rotolo, sul quale è presente un’iscrizione in caratteri immaginari. La figura è rappresentata ricoperta da una ampia veste, pesantemente drappeggiata, sotto la quale emerge all’altezza del petto e di una manica un camice con un orlo ricamato con caratteri di fantasia. La testa, sostituita ab origine e lavorata su un diverso blocco di marmo, è fortemente caratterizzata come quella di un uomo magro, prossimo all’anzianità, sbarbato e con i capelli diradati e corti, il volto segnato da rughe, l’espressione fiera e serena.
Notizie storico critiche
Questa figura di profeta si trova ancora oggi sistemata nella nicchia in legno marmorizzato realizzata da Ammannati nel 1589. L’opera fu qui trasferita dopo la demolizione dell’antica facciata, dove si trovava a ornamento dell’edicola del secondo livello della testata laterale sinistra. Le questioni attributive sono assai complesse: per Lanyj e Wundram sarebbe questo la statua raffigurante Giosuè di cui si hanno notizie documentarie, scolpito da Ciuffagni per il Campanile nel 1415, ma poi allogato a Donatello, quindi condotto da Nanni di Bartolo nel 1421 e poi completato nuovamente da Ciuffagni nel 1424. Nella sua guida del 2016 Verdon lo riferì a Donatello, mentre nel 2022 Caglioti ha cambiato l’attribuzione, riferendo l’intera opera alla mano del giovane allievo di Donatello Nanni di Bartolo, e restringendo la data di esecuzione al 1419-1420. Il soggetto non sarebbe quindi da leggersi come Giosuè, ma rimane un anonimo profeta. L’antica tradizione che vi riconoscerebbe un ritratto dell’umanista Poggio Bracciolini è da ritenersi del tutto infondata.
Relazione iconografico religiosa
Il profeta, impossibile da identificare, assume in quest’opera, appartenente al Primo Rinascimento e nutrita dei valori dell’umanesimo cristiano della Firenze del tempo, i connotati all’antica del filosofo, cioè del sapiente, esempio di virtù morali e spirituali. Posto in alto, si rivolge all’immaginario auditorio dei passanti come ammonendoli a seguire la via del timore di Dio.