Descrizione
Formella rettangolare orizzontale, in argento lavorato a sbalzo, cesellato, con parti smaltate dorate, su anima lignea, incastonata entro una ricca cornice argentea, con figure in alto e basso rilievo e parti a tutto tondo, ordinate entro una scatola prospettica chiaramente definita, con punto di fuga ad altezza dell’orizzonte, spostato verso sinistra. La scena si svolge entro un cortile pavimentato a quadrangoli e cinto da un edificio a due ordini spartiti da un cornicione: il primo (un loggiato?) segnato da una successione di arcate a tutto sesto e paraste corinzie scanalate; il secondo, solo parzialmente visibile, scandito da aperture o specchiature intervallate da paraste scanalate. Sulla destra emerge un avancorpo dell’edificio. La scena è animata da tre gruppi di figure: al centro, in basso, il Battista in ginocchio a mani giunte con alle spalle il carnefice, a petto nudo, di spalle alza le braccia brandendo la spada; sul fondo si vedono tre armigeri in armatura, di uno uno al centro dall'atteggiamento e l’espressione spavalda è tenuto da un secondo che gli si stringe al braccio sinistro. La terza figura avanza con il vassoio entro cui porre la testa del Battista. A sinistra altri due uomini in armatura, di cui uno di spalle e le mani a una mazza ferrata al fianco, sembrano discutere.
Notizie storico critiche
L’antependio fu probabilmente concepito in origine per diventare un vero e proprio altare e solo in un secondo momento, (forse a causa delle ingenti spese per la creazione delle porte in bronzo dorato del Battistero), nel corso della sua realizzazione fu deciso di mantenerne la funzione di “antependium” rimovibile. Esso veniva esposto in Battistero in occasione della festa di San Giovanni Battista, il 24 giugno, e per la Festa del Perdono, il 13 di gennaio. Dopo un'interruzione di quasi mezzo secolo i lavori sull’altare ripresero solo nel 1445. L'”altare” fu voluto dall’Arte di Calimala, sovrintendente del tempio, e - come testimoniato dall’iscrizione sulla base - la sua creazione fu avviata nel 1367. Il programma iconografico è ricco, complesso e unitario e dovette esser stato ideato fin dal principio, benché poi la lavorazione delle formelle si sia prolungata per più di un secolo. I maestri cui furono affidate le prime porzioni furono Leonardo di Ser Giovanni, Betto di Geri e Michele di Monte cui, nel 1387, si aggiunse anche Cristofano di Paolo. Dopo un'interruzione di quasi mezzo secolo i lavori sull’altare ripresero solo nel 1445. Divenuto poi urgente completare l’”Altare” anche sui lati brevi vista la sua nuova collocazione al centro del Battistero, il 24 luglio 1477 i consoli dell’Arte decisero di commissionare le “teste” con le quattro storie mancanti e l’anno successivo le formelle furono affidate senza concorso a Antonio Pollaiolo ed Andrea del Verrocchio. Polemiche sorte per il metodo di affidare l’incarico portarono a un mutamento negli incarichi e alla squadra degli artisti furono aggiunti Bernardo Cennini e i giovani allievi di Antonio del Pollaiolo, Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni. Le formelle furono consegnate nel 1483: L’annuncio dell’Angelo a Zaccaria e la Visitazione è del Cennini; la Nascita di San Giovanni Battista è di Antonio del Pollaiolo; Il convito di Erode è di Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni; La decollazione di San Giovanni Battista è di Andrea del Verrocchio. L’esecuzione dei pilastri estremi che cingono le scene dei lati brevi furono probabilmente eseguiti dai maestri delle formelle corrispondenti. Gli studiosi hanno ipotizzato che alla formella di Verrocchio abbia partecipato come allievo il giovane Leonardo da Vinci. L’originale terracotta del rilievo è nota ed è oggi in collezione privata; nel 2017 è stata esposta nel Museo dell’Opera del Duomo.
Relazione iconografico religiosa
Il cardine iconografico delle figure che ornano l’antependio è San Giovanni Battista: Giovanni è l’ultimo dei profeti e il primo dei santi, araldo e precursore da Cristo, patrono del Battistero di Firenze e della città stessa, nella cui festa, il 24 giugno, questo capolavoro di oreficeria veniva montato ed esposto al centro del tempio.
Questa formella è la penultima in ordine cronologico della vita del santo e vi è raffigurata la Decollazione del Battista. L’episodio è presente nei tre Vangeli sinottici, più estesamente in Matteo (14, 3-12) e Marco (6, 14-39): Verrocchio ha immaginato il cortile del carcere come un ampio piazzale lastricato definito nel perimetro di un palazzo rinascimentale a due piani. Giovanni, al centro attende il colpo del boia con volto sereno, mentre intorno si agitano i carnefici in armatura.