Descrizione
L’antependio è una struttura di forma rettangolare orizzontale, di tre lati, di cui il destro e il il sinistro più piccoli, costituita da una maschera d’argento montata su un’anima lignea, compresa tra una cornice e una zoccolatura, entrambi aggettanti e dorati. Il lato frontale è dominato da una grande nicchia entro cui è la statua di San Giovanni Battista; alla sua destra e alla sua sinistra si dispongono su due registri quattro e quattro formelle con storie della vita del santo in rilievo, cui se ne aggiungono due coppie di due ordinate verticalmente sui lati minori. La lettura, da sinistra a destra, seguendo la cronologia del racconto, è la seguente: Annuncio dell’angelo a Zaccaria e Visitazione, Nascita di san Giovanni Battista, San Giovanni fanciullo lascia i genitori e si incammina nel deserto, San Giovanni predica alle turbe, Battesimo di Cristo, San Giovanni indica Cristo ai suoi discepoli, San Giovanni nega di essere lui il Cristo, San Giovanni in carcere invia i suoi discepoli da Gesù, Cristo riceve i messaggeri di Giovanni, San Giovanni predica davanti ad Erode, Decollazione di san Giovanni Battista, Convito di Erode, Nella parte superiore corre una galleria con statuette di santi, profeti e sibille. La struttura è ordinata da sei pilastri, bipartiti lungo la verticale, arricchiti da contrafforti, pinnacoli, gattoni, fioroni e nicchie, entro cui trovano poste figure di profeti e sibille a tutto tondo o smaltate. In apice si trovano clipei da cui emergono teste di carattere. Le dorature e gli smalti, in prevalenza blu, impreziosiscono il fronte in varie parti.
Notizie storico critiche
L’antependio fu probabilmente concepito in origine per diventare un vero e proprio altare e solo in un secondo momento, (forse a causa delle ingenti spese per la creazione delle porte in bronzo dorato del Battistero), nel corso della sua realizzazione fu deciso di mantenerne la funzione di “antependium” rimovibile. Esso veniva esposto in Battistero in occasione della festa di San Giovanni Battista, il 24 giugno, e per la Festa del Perdono, il 13 di gennaio: veniva allora prelevato da un armadio di legno, appositamente realizzato e collocato nella sede dell’Opera del Battistero, per essere montato sul lato frontale dell'altare maggiore del tempio. Successivamente, nel XV secolo, entrò l’uso di collocarlo sopra l’antico fonte battesimale (demolito nel 1571), su un piano di assi di legno.
L'”altare” fu voluto dall’Arte di Calimala, sovrintendente del tempio, e - come testimoniato dall’iscrizione sulla base - la sua creazione fu avviata nel 1366. Il programma iconografico è ricco, complesso e unitario e dovette esser stato ideato fin dal principio, benché poi la lavorazione delle formelle si sia prolungata per più di un secolo. I maestri cui furono affidate le prime porzioni furono Leonardo di Ser Giovanni, Betto di Geri e Michele di Monte cui, nel 1387, si aggiunse anche Cristofano di Paolo. A Leonardo si possono attribuire le formelle con San Giovanni che predica davanti ad Erode e quella con San Giovanni in Carcere, per confronto stilistico con quelle di sua mano nell’altare di San Jacopo a Pistoia. Nelle formelle con San Giovanni che indica Cristo ai discepoli e con I discepoli di Giovanni che chiedono a Gesù se sia lui il Messia la critica recente ha riconosciuto la mano di un altro artista, pur se stilisticamente affine a Leonardo di Ser Giovanni. Ancora differenti, e più statiche, appaiono le formelle rimanenti: difficile comprendere in quest’insieme il ruolo dei diversi maestri di cui si ha notizia.
L’antependio fu utilizzato come arredo liturgico probabilmente già alla fine del Trecento in forma incompiuta, cioè mancante dei due lati e della parte centrale con la nicchia ospitante la statua del santo. Queste parti erano sostituite da provvisorie lamine di argento con un disegno di mattonato a graffito. Abbandonata l’idea di creare un vero e proprio altare si procedette parallelamente alla creazione del telaio ligneo.
Dopo un'interruzione di quasi mezzo secolo i lavori sull’altare ripresero solo nel 1445, e cioè in concomitanza con la fine dei lavori alle formelle della Porta del Paradiso e la consecutiva disponibilità di molti maestri orefici, tra cui uno dei figli di Lorenzo Ghiberti, Tommaso, al quale fu allogata la realizzazione della nicchia centrale dell’”altare”. I nuovi maestri dovettero compiere un lavoro di adattamento del loro linguaggio, ormai nutrito delle esperienze del primo rinascimento (benché nel campo dell’oreficeria ci fosse un’accentuata tendenza conservatrice), alle forme gotiche di chi li aveva preceduti, pur se in un'impostazione generale - formelle rettangolari in un campo rettangolare - lontano dai verticalismi d’oltralpe.
La grande statua del Battista fu allogata a Michelozzo nel 1452. L'iconografia scelta segue il modello della statua eseguita dallo stesso autore due anni prima per la Cappella Rabatta della Santissima Annunziata. All’esecuzione della statua seguì un ulteriore periodo di interruzione, dovuto alla creazione della grande croce d’argento e del parato di San Giovanni. Divenuto poi urgente completare l’”Altare” anche sui lati brevi vista la sua nuova collocazione al centro del Battistero, il 24 luglio 1477 i consoli dell’Arte decisero di commissionare le “teste” con le quattro storie mancanti e l’anno successivo le formelle furono affidate senza concorso a Antonio Pollaiolo ed Andrea del Verrocchio. Polemiche sorte per il metodo di affidare l’incarico portarono a un mutamento negli incarichi e alla squadra degli artisti furono aggiunti Bernardo Cennini e i giovani allievi di Antonio del Pollaiolo, Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni. Le formelle furono consegnate nel 1483: L’annuncio dell’Angelo a Zaccaria e la Visitazione è del Cennini; la Nascita di San Giovanni Battista è di Antonio del Pollaiolo; Il convito di Erode è di Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni; La decollazione di San Giovanni Battista è di Andrea del Verrocchio. L’esecuzione dei pilastri estremi che cingono le scene dei lati brevi furono probabilmente eseguiti dai maestri delle formelle corrispondenti.
Infine, il completamento ligneo con il basamento e il cornicione intagliati e dorati, che fu concepito dal 1483, ebbe la funzione di fare dell’antependio “un edificio destinato ad accogliere i reliquiari e gli arredi" più importanti del Battistero (Liscia Bemporad 2018) e corrispose anche alla sua nuova collocazione sul fonte Battesimale al centro del tempio. Per queste parti, che traducono il linguaggio consolidato dei cornicioni dei palazzi fiorentini di quel tempo, si sono fatti i nomi di Benedetto da Maiano, di suo fratello Giuliano e anche di Michelozzo e Verrocchio.
La critica moderna ha potuto ricostruire i nomi dei maestri che lavorarono all’altare, le spese e le fasi di realizzazione grazie ai documenti di archivio, in particolare gli spogli strozziani - ora Archivio di Stato di Firenze - (vista la perdita degli originali dell’archivio del Battistero); ma fino al secolo scorso la critica è stata ingannata dall’attribuzione data da Vasari nelle sue Vite della parte più antica dell’”altare” a un altrimenti ignoto “maestro Cione”. Benché il Richa nel 1757 e il Gori nel 1759 avessero ritrovato nei documenti dello Strozzi i nomi dei veri autori delle parti del Trecento, le loro notizie furono ignorate da molti autori successivi, che proseguirono nel tramandare l'errore vasariano per tutto il XIX secolo. Solo nel Novecento furono prima attribuite con una certa sicurezza le formelle di Leonardo di Ser Giovanni, per confronto stilistico con le sue nell’altare di San Jacopo a Pistoia. Per gli studi recenti sono fondamentali quelli di Giulia Brunetti nel Catalogo del Museo dell’Opera del Duomo (1969), e poi, soprattutto, i numerosi studi di Liscia Bemporad, fino al volume del 2018 edito in occasione del grande ultimo restauro effettuato nel 2006-2012. L’altare fu dismesso dalla sua funzione per essere collocato nel nuovo museo dell’Opera del Duomo di Firenze nel 1892 e fu allora allora restaurato (in quest’occasione furono probabilmente invertite le due formelle con San Giovanni davanti ad Erode e San Giovanni nega di essere lui il Cristo). Un nuovo restauro fu effettuato nel 1948, da Roberto Salvestrini e un terzo da Bruno Bearzi dopo l’alluvione del 1966.
Relazione iconografico religiosa
Il cardine iconografico delle figure che ornano l’antependio è San Giovanni Battista, che modellato in argento da Michelozzo troneggia al centro secondo consuetudine iconografica: giovane, emaciato ed inselvatichito dell'eremitaggio penitenziale nel deserto, rivestito solo di un mantello e una pelle di cammello, una cintura ai fianchi, con una croce astile nella sinistra indica con l’altra mano (Cristo agli astanti, evidentemente).
Giovanni è l’ultimo dei profeti e primo dei santi, araldo e precursore da Cristo, patrono del Battistero di Firenze e della città stessa, nella cui festa, il 24 giugno, questo capolavoro di oreficeria veniva montato ed esposto al centro del tempio. Il programma del ciclo decorativo fu probabilmente concepito in ogni sua parte ab origine, sebbene le storie nei lati brevi, con l’inizio e la conclusione della vita del santo come si trovano narrate nei Vangeli, siano state realizzate più di un secolo dopo l'inizio della lavorazione: è infatti difficilmente ipotizzabile che alcuni degli episodi più conosciuti della vita del Battista, come la Visitazione o la Decollazione, fossero stati esclusi dal disegno originario e implementati solo in un secondo momento. Si decise quindi fin dal Trecento di realizzare per prime e sul lato più ampio e visibile le storie che coprono l’adolescenza, il ministero e l'arresto di san Giovanni. Le storie sono disposte nell’ordine cronologico riportato dalle fonti e si leggono: nei lati brevi, passando dal sinistro al destro, dall’alto verso il basso, mentre nei gruppi del lato frontale, prima le coppie inferiori da sinistra a destra, e poi le superiori da destra a sinistra.
Tutto il lato frontale racconta il rapporto asimmetrico di Giovanni Battista, il precursore, con Cristo, il Messia, qual è ben definito nel Nuovo Testamento e centrale nell'identità stessa del santo. Il discorso è suddiviso in due tronconi spartiti dalla statua di Michelozzo : le quattro storie a sinistra di chi osserva raccontano del ministero del Battista, cui fanno da prodromo il concepimento e l’infanzia da eremita, mentre nel troncone destro è narrato il suo conflitto con le autorità, cui consegue il martirio.
I profeti e le sibille della galleria superiore rappresentano la sequela di coloro che prima della epifania di Cristo ne anticiparono la venuta e di cui il Battista è l’ultimo, perché il primo a vedere il messia. I profeti e le sibille nelle cuspidi invece recano cartigli con passi delle scritture che, in questo contesto, si svelano per essere adombrazioni della venuta del Battista stesso. Infine, si deve immaginare l’antependio collocato all’interno del Battistero, quindi in relazione con i mosaici della scarsella e della volta e, soprattutto, con il titanico Cristo dello spicchio ovest.