Descrizione
Al centro della Galleria degli Apostoli, che corre trasversalmente alla facciata, sopra i tre portali, in un tabernacolo di maggiori dimensioni rispetto a quello degli Apostoli della Galleria, siede in trono la Madonna con il Bambino, scolpita in marmo bianco. La Vergine ha la testa coperta dal velo che scende a ombreggiarle la fronte e cinge una corona, con stelle sui puntali; indossa una veste fermata sotto il seno da una cintura, e un mantello ampiamente panneggiato sul fronte, che le ricopre le gambe, lasciando vedere solo la punta del piede sinistro poggiato su un cuscino. Con la destra protesa in avanti, la Madonna impugna uno scettro; con il braccio sinistro stringe a sé il Bambino, dotato di aureola e seduto sul suo ginocchio sinistro, in atto benedicente con la mano destra protesa.
Il trono, di tipo cosmatesco, è formato da un alto suppedaneo dove spicca una sequenza di quattro croci e da montanti laterali conclusi da foglie di acanto. Il tabernacolo, di stile neogotico, è sorretto da colonnine tortili cosmatesche e da baldacchino cuspidato, aperto da un arco ogivale con polilobi. All'interno del tabernacolo si apre una nicchia, che accoglie e fa da sfondo alla scultura, con decori policromi nel paramento inferiore e una cupola a tre spicchi azzurri e con stelle bianche e dorate.
Notizie storico critiche
Per le notizie storico-critiche concernenti la Galleria degli Apostoli nel suo insieme, si veda la relativa scheda OAI che esamina il complesso delle tredici statue che compongono la Galleria.
Per questa scultura, fulcro del programma iconografico della facciata, disponiamo dei carteggi intercorsi fra l'autore, Tito Sarrocchi, e gli architetti Emilio De Fabris e Luigi Del Moro, impegnati nella realizzazione della facciata di Santa Maria del Fiore (AOSMF, Serie XIII, I, 69). Primi contatti fra il Sarrocchi e il De Fabris si erano avuti già alla metà degli anni Settanta, ma relativamente all'acquisto di marmi rossi reperibili nel territorio di Siena, destinati al rivestimento della facciata. In una lettera del 29 agosto 1881 Sarrocchi chiese al De Fabris di poter partecipare alla decorazione scultorea della facciata, allora in corso di assegnazione; il De Fabris, accettando, propose allo scultore l'esecuzione di una o due statue, e la scelta dell'artista cadde sul Sant'Antonino. Ma nel frattempo, per la sopravvenuta morte dello scultore Giovanni Duprè, già maestro del Sarrocchi, vi fu necessità di assegnare ad altri la scultura più importante della facciata, quella della Madonna col Bambino. La commissione indicò Sarrocchi, anche per rispettare la volontà di Duprè, che aveva espresso il desiderio che quell'incarico fosse affidato, dopo la sua morte, "all'affezionato suo discepolo" (Sarrocchi-Duprè 1917, p. 6). Anche il Granduca Ferdinando IV di Lorena, che si era offerto di finanziare la spesa per la scultura, approvò la scelta comunicatagli dal De Fabris.
Il modello definitivo fu preceduto da un bozzetto in gesso realizzato in scala 1:3, e da numerosi altri più piccoli, fino a quando nell'estate del 1883 fu pronto il modello in gesso a grandezza naturale. Nel dicembre di quell'anno tutti i modelli in gesso della decorazione scultorea della facciata furono collocati per una valutazione di insieme, in attesa di definire se il coronamento prescelto sarebbe stato basilicale o tricuspidato. Nel corso di quegli anni si era andato ulteriormente definendo il programma iconografico, che riguardo alla Madonna sostituì la prima idea di raffigurarla come Santa Maria del Fiore, con il giglio nella mano destra, con quella di rappresentarla come Regina Apostolorum, dotata di scettro (Conti 1887).
Secondo la testimonianza diretta del figlio Guido (Sarrocchi 1924, pp. 172-173), l'elaborazione del modello definitivo fu specialmente complessa perché la statua, posta a grande altezza, poteva contare solo sulla visuale dello spazio ristretto tra facciata e Battistero. Il Sarrocchi pertanto operò alcune deformazioni necessarie nel modellato, di modo che le ginocchia della statua non ottundessero la visuale del torso e del volto della figura seduta.
Una volta effettuata la prova in facciata, il modello tornò a Siena nello studio dell'artista, dove nel 1885 giunse il blocco di marmo dalle cave di Seravezza; e nel giugno dell'anno seguente l'opera conclusa lasciava Siena per essere poi ufficialmente inaugurata, con l'insieme della facciata, il 12 maggio 1887 alla presenza dei Reali d'Italia.
Relazione iconografico religiosa
Per la relazione iconografico-religiosa riguardo la Galleria degli Apostoli nel suo insieme, si veda la relativa scheda OAI.
Secondo il programma iconografico elaborato da Augusto Conti su richiesta dell'architetto De Fabris (Conti 1887), dal momento che il Duomo si intitola a Santa Maria del Fiore, l'immagine della Madonna doveva porsi quale centro ideale e artistico della decorazione scultorea. Presentata come assisa in trono, con il Bambino benedicente, la scultura occupa il centro della Galleria degli Apostoli, ovvero di quella lunga fascia trasversale con tabernacoli e statue degli Apostoli, che corre lungo la facciata. La preminenza del soggetto della Vergine è segnalata anche dalle maggiori dimensioni del tabernacolo e dall'aggetto che esso acquista a confronto di quelli laterali. La Vergine non è qui la Santa Maria del Fiore prevista dal primo progetto iconografico, ma la Regina Apostolorum. In ossequio a quanto si legge negli Atti degli Apostoli, capitolo I, la Madonna viene raffigurata circondata dagli Apostoli in quanto, dopo la morte di Cristo, "...omnes erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus, et Maria Matre Jesu...". Nella tradizione iconografica cristiana, fino dall'antichità, numerose sono le rappresentazioni della Vergine insieme agli Apostoli: fra queste è ricorrente la scena della Pentecoste e quella che vede la Vergine in trono affiancata dagli Apostoli nella visione del Giudizio Finale, rappresentata in questa forma anche nei mosaici del Battistero di San Giovanni.