Descrizione
Il Santo, frontale e in piedi, è collocato nella sesta edicola a destra della Madonna in trono; ha capelli e barba corti e ricciuti ed è in atto di stringere un breve cartiglio con la mano destra, ripiegata sul petto. La sinistra scende lungo il fianco per sollevare un lembo del mantello, che ricade con un ampio panneggio dal gomito destro. La lunga veste è fermata sotto il petto da una fascia con frange, che torna a incrociarsi all'altezza dei fianchi annodandosi sul fronte. Il piede sinistro è nascosto dalla veste, mentre il destro aggetta di poco dal piedistallo.
Notizie storico critiche
Per le notizie storico-critiche concernenti la Galleria degli Apostoli nel suo insieme, di cui il San Mattia fa parte, si veda la relativa scheda OAI che esamina il complesso delle tredici statue che compongono la Galleria.
Ettore Ximenes, dopo una prima formazione a Palermo, studia all'Accademia di Belle Arti di Napoli con il pittore Domenico Morelli, entrando in contatto anche con lo scultore Vincenzo Gemito. Una tappa importante nella sua attività fu il soggiorno fiorentino, durato dal 1874 al 1880. Altri luoghi di soggiorno dello Ximenes furono Urbino, Parma, Milano e Roma, dove la sua attività prolifica si applicò sia a opere private che pubbliche: tra queste ultime si ricorda il Ciceruacchio, il Monumento a Garibaldi a Milano e una delle due quadrighe sul Vittoriano a Roma, nel 1908. Una biografia di poco successiva alla sua scomparsa (Fleres 1928) ripercorre la sua attività con un ampio corredo illustrativo, che include anche il gesso del San Mattia (p.24).
Quando ricevette dal De Fabris la commissione per il San Mattia (AOSMF XIII I.69 lettere datate a partire dal 20 aprile), lo Ximenes non era più a Firenze ma la memoria della sua presenza e della sua produzione artistica avevano evidentemente lasciato traccia. Il modello in gesso doveva essere consegnato nel febbraio del 1883, e come le altre sculture previste per la facciata vi fu collocato per la prima scopritura del dicembre 1883. A questa fece seguito la traduzione in marmo delle statue per l'ufficiale inaugurazione del 12 maggio 1887, ma lo Ximenes, probabilmente per i numerosi impegni che aveva fuori Firenze, affidò la traduzione del suo modello in gesso a Emilio Martini (AOSMF XIII I.69 lettera del 26/2/1884 di Ximenes a Del Moro), verosimilmente un abile marmista di cui non si hanno notizie bibliografiche.
Nel concepire la figura di questo Santo dal piglio pensoso, l'eclettismo che contraddistingue gran parte dell'opera dello scultore si manifesta nella riuscita fusione tra modelli di scultura rinascimentale e le istanze della poetica verista. A questa si deve la cura e la "tangibilità" con cui è definita la veste del Santo e l'espressività della sua fisionomia.
Relazione iconografico religiosa
Per la relazione iconografico-religiosa riguardo alla Galleria degli Apostoli nel suo insieme, si veda la relativa scheda OAI.
San Mattia, secondo gli Atti degli Apostoli (1, 15-26), pur essendo stato da tempo tra i discepoli di Cristo, entrò a far parte del novero degli Apostoli quando Pietro, dopo l'Ascensione di Cristo, propose di sostituire Giuda Iscariota con uno dei discepoli da sorteggiare in modo che si esprimesse così la scelta divina. Poche sono le notizie storiche su San Mattia, e non si ha certezza di un suo martirio, al quale alludono alcune versioni iconografiche del Santo, rappresentato con un'alabarda. Più attestata è l'iconografia, seguita anche dallo Ximenes, in base alla quale Mattia è rappresentato come un uomo di mezza età con barba e capelli corti che reca un libro o, come in questo caso, un cartiglio, attributo tradizionale per i testimoni della verità divina.