Descrizione
Piede polilobato mistilineo. Nello spessore del gradino corre un fregio formato da piccoli medaglioni circolari contenenti fiori lobati. Nel piano superiore del piede sono dodici formelle circolari, le anteriori figurate, alternate ad altre figurazioni nei campi. Al centro del piede la base si restringe in un corpo a pianta esagonale, con alto gradino sul quale corrono bifore, da cui si alzano sei facce trapezoidali, con formelle mistilinee figurate, convergenti verso l'alto a sostenere il primo nodo del fusto; sugli spigoli laterali siedono due sfingi reggenti sul capo due angeli adoranti.
Notizie storico critiche
La documentazione storica della Croce è fondata sugli spogli dei libri contabili dell'Arte di Calimala, pervenutici nella trascrizione seicentesca di Carlo Strozzi: essi attestano che l'Arte di Calimala, finanziatrice dell'Opera di San Giovanni, ne affidò l'esecuzione nel febbraio 1457 agli orefici Antonio del Pollaiolo e Miliano di Domenico Dei per la parte inferiore, ovvero la base; e a Betto di Francesco Betti, orefice, per la parte superiore, cioè la croce. Il pagamento avvenne due anni dopo, nel 1459: “Costò in tutto fior. 3036,6.18.4, de' quali fior. 2006,3.13.7 hebbe Antonio di Jacopo del Pollaiuolo e fior. 1030.3.5 Betto di Francesco Betti orafo”. Fu Mackowsky (1902) il primo a credere i dolenti della Crocifissione, le sfingi e gli angeli del piede opera del restauratore tedesco Bernard Holzman, che sulla Croce sarebbe intervenuto nel 1702, riadattandola in conseguenza della rimozione della teca con la reliquia. Lo seguì Maud Cruttwell (1907), che giudicò autografe di Antonio soltanto le figure del tempietto, e lavoro di Holzman le altre figure a tutto tondo. La critica successiva fino al 1970, pur con pareri discordanti, tendeva in genere a giudicare settecentesco il gruppo della Crocifissione, ritenendo invece di mano del Pollaiolo le sfingi della base. Luisa Becherucci (Museo dell'Opera del Duomo 1970), premettendo che “la Croce costituisce tuttora una delle questioni più discusse nella storia dell'arte fiorentina, ma altresì una delle più importanti”, ne ripercorreva la letteratura storico-critica fino a quell'anno e avanzava nuove proposte di lettura, attributive e cronologiche, accantonando dagli artefici il nome di Miliano Dei (che risulta escluso dal pagamento finale) in favore di quello di Bernardo Cennini. Per la studiosa il cambiamento di funzione, con la rimozione della teca-reliquiario, sarebbe avvenuto non nel 1702 ma dopo pochi anni, nel corso del XV secolo; e se già Mackowsky (1902) aveva pensato che il solo biennio 1457-1459 fosse stato un tempo troppo breve per terminare un'opera tanto complessa, Becherucci riteneva che il lavoro avesse avuto una seconda fase intorno al 1468, ipotesi che ne spiegherebbe le differenze stilistiche, dovute all'evolversi e al maturare dell'arte del giovane Pollaiolo. Ma il lavoro doveva continuare anche oltre il 1468: sarebbe stato Bernardo Cennini l'autore delle figure del gruppo della Crocifissione, aggiunto negli anni 1478-1483, gli stessi in cui egli lavorava ad uno dei rilievi del dossale di San Giovanni, quello con l'Annuncio a Zaccaria e la Visitazione, confrontabile con quelle figure in modo stringente. Infine, anche le sfingi sarebbero state aggiunte in quegli ultimi anni, per sostenere gli Angeli che prima erano sui bracci sotto la croce; e sarebbero dunque opere appartenenti allo stile maturo di Antonio del Pollaiolo, forse aiutato dal fratello Piero. Bencini (1999) riconduce l'esecuzione di tutta la Croce al biennio 1457-1459; e ritiene “molto probabile che già al momento del suo pagamento essa non contenesse più (o non avesse mai contenuto) la reliquia del santo legno”. Ribadisce l'attribuzione a Betto di tutte le placchette smaltate della croce e dei quattro tondi figurati alla base dei bracci di sostegno dei Dolenti della Crocifissione; sono dovuti alla mano del Pollaiolo i rilievi della base col Battesimo di Cristo, Mosè, Fede, Speranza, mentre negli altri, più deboli, si nota l'intervento di aiuti.
Relazione iconografico religiosa
Il programma iconografico della Croce è incentrato sulla figura di San Giovanni Battista, precursore di Cristo e titolare della chiesa per la quale l'opera fu realizzata; e sulla morte in croce di Gesù Cristo, redentore dell'umanità attraverso il proprio sacrificio. Nella base, la figura di Mosè, latore delle Tavole della Legge e prefigurazione di Cristo, occupa il centro del piede, attorniato dalle Virtù Teologali, Fede, Speranza e Carità e dalla Temperanza; le altre Virtù Cardinali dovevano occupare i medaglioni oggi vuoti, forse lasciati incompiuti, o – più probabilmente – perduti. Sopra, alla base del fusto, l'episodio centrale è il Battesimo di Gesù Cristo, intorno a cui sono raffigurati i quattro Dottori della Chiesa, Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Girolamo, San Gregorio.