Descrizione
Statua in marmo bianco, raffigurante il profeta Isaia. Il profeta è raffigurato in piedi su un basso basamento, a dimensioni maggiori del naturale, e ha l’aspetto di un uomo di età avanzata, con capelli corti e lunga barba fluente; ai piedi indossa calzari all’antica ed è vestito di un’abbondante tunica.
Volta lo sguardo verso sinistra con espressione accigliata e seria e incede avanzando con il piede destro. In una mano tiene un rotolo aperto, che porta al petto, e nell’altra tiene chiuso a un fianco un libro.
Notizie storico critiche
La scultura fu commissionata a Bernardo Ciuffagni nel 1424 ed essa, come il David dello stesso autore, forse era inizialmente destinata a ornare il Campanile, ma fu poi collocata nel secondo livello della facciata medievale della cattedrale. Quando nel 1587 questo incompiuto fronte architettonico fu smantellato, la statua fu sistemata all’interno, nell’attuale edicola marmorea disegnata da Bartolomeo Ammannati.
Stilisticamente: Ciuffagni dimostra in quest’opera di aver assorbito ancor meno che nell’appena più tardo David la lezione del naturalismo di Donatello e il panneggio risulta ancora pensato secondo il linearismo tardo gotico. Ciononostante, nella ricerca fisiognomica e nella caratterizzazione del volto, nonché nella concezione della posa si nota comunque una riflessione sui modelli di Donato, soprattutto sul San Marco di Orsanmichele.
Relazione iconografico religiosa
Isaia è uno dei quattro maggiori profeti biblici, autore dell’omonimo libro dell’Antico testamento. La sua opera profetica è di severo ammonimento per Gerusalemme e di continuo avviso ad affidarsi a Dio in preparazione a minacce imminenti. La tradizione cristiana ha interpretato molti passi delle sue profezie come riferimenti al Cristo e lo stesso Vangelo di Luca tramanda che Gesù abbia iniziato la sua predicazione commentando un passo di Isaia. Infine, secondo una tradizione cristiana apocrifa Isaia sarebbe morto martire, segato in due parti, per volontà del re Manasse. L’aspetto sacerdotale e di sapiente, l’espressione dura del volto e l’incedere deciso della posa afferiscono a questo carattere severo delle profezie di Isaia e del suo essere figura fedele a Dio e alla verità fino alla morte. Questa sua rappresentazione marmorea aveva quindi il valore di mostrarlo quale esempio di virtù cristiana e civile nel luogo cardine della Firenze di inizio Quattrocento.