Descrizione
Il monumento funebre è composto di due elementi marmorei: una targa rettangolare con l’epitaffio e, al di sopra, il busto ritratto ideale di Arnolfo di Cambio entro un clipeo.
La targa è inclusa in una cornice modanata e al suo interno l’iscrizione è a tutto campo, in capitali latine incise e campite in nero. Nel medaglione, su un fondo dipinto di scuro, è il ritratto ideale del defunto, colto con la testa di profilo e il busto girato di tre quarti. Arnolfo è in abiti del suo tempo, tiene le braccia conserte e nella mano sinistra stringe un grande compasso. Ha l’aspetto di un uomo di mezza età, con collo e testa taurini e testa ricciuta. L’espressione corrisponde alla posa di attenta e impegnativa meditazione: sta studiando su una tavola davanti a sé la pianta secondo il suo progetto per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore
La cornice del tondo è finemente lavorata con motivi a foglie lanceolate e nastri.
Notizie storico critiche
Arnolfo di Cambio (Colle di Val d'Elsa, Siena, tra il 1240 e il 1245 circa - Firenze tra il 1302 e il 1310) fu capomastro dell’Opera di Santa Maria del Fiore dal 1296 fino alla morte. In questo arco di tempo progettò la pianta della nuova Cattedrale, ne eresse i primi livelli della facciata decorandola parzialmente e costruì il primo tratto delle pareti laterali. Le fonti ci dicono che fu sepolto nell’antica basilica di Santa Reparata, ma la sua tomba non è mai stata trovata, né si hanno notizie di un suo monumento funebre. Solo nel 1843, in occasione del rinnovamento degli arredi della cattedrale secondo decoro, armonia e semplicità, voluto da Leopoldo II e curato dall’architetto Gaetano Baccani, si decise di realizzare un monumento funebre al grande architetto medievale. Ne fu incaricato lo scultore Aristodemo Costoli, mentre la composizione dell’epitaffio spettò al Grazzini.
Relazione iconografico religiosa
Il monumento si ispira e fu concepito per entrare nella serie di quelli quattrocenteschi a Brunelleschi, Giotto e Squarcialupi, che proprio negli stessi anni di quest’opera furono riordinati simmetricamente sulle pareti delle prime campate destra e sinistra. L’intento era il medesimo dei precedenti rinascimentali: celebrare i grandi artisti e capomastri dell’Opera per affermare il primato del genio fiorentino. L’attenzione alla figura di Arnolfo risponde però a quel rinnovato interesse romantico per il medioevo e, per la storia particolare di Firenze, per lo splendore dei secoli XIII e XIV. Il monumento funebre di Arnolfo, che fu uomo simbolo di quell’era di fioritura della città, fu opportunamente pensato vicino alla facciata che aveva eretto e decorato, nello spazio della prima campata, che fu condotta sotto la sua direzione. L’invenzione dell’artista, raffigurato in bassorilievo intento nella sua opera, fu ripreso intenzionalmente da Costoli da quello di Giotto, che lo preferì alla soluzione del busto frontale dello Squarcialupi per ragioni formali.
I tratti fisionomici del volto furono probabilmente desunti dall’Arnolfo che presenta il piano di espansione di Firenze, dipinto da Vasari in Palazzo Vecchio, e da quello delle Vite vasariane del 1568. L’archetipo è la figura dipinta da Giotto a lato delle esequie di San Francesco nelle storie della Cappella Bardi, che, per tradizione riportata dallo stesso Vasari, è un ritratto dell’architetto. Il volto di Arnolfo era stato così immaginato anche da Luigi Pampaloni, nel 1830, nel suo monumento nel palazzo dei Canonici e prima ancora, incisa da Traballesi e Raimondo Fanucci nel 1769.